Il Mater Olbia in campo per la prevenzione del tumore al collo dell’utero

Specialisti e tecnologie per la diagnosi e la cura del tumore al collo dell’utero.

Il Mater Olbia Hospital è impegnato nella diagnosi e nella cura del tumore al collo dell’utero, una patologia femminile che colpisce la parte inferiore dell’utero, che è ben controllabile nel corso di una visita ginecologica. Proprio il mese di gennaio è tradizionalmente dedicato alla sensibilizzazione per la prevenzione di questo tumore. Per molto tempo, questa patologia ha colpito le donne più frequentemente di qualsiasi altra forma tumorale, ma oggi nel mondo sta diventando sempre meno frequente.  Ne abbiamo parlato con due esperte dell’Unità Operativa Complessa di Ginecologia e Senologia del Mater Olbia Hospital, il direttore prof.ssa Giorgia Garganese e la dott.ssa Ilaria Romito.

Professoressa Garganese, qual è la diffusione del tumore al collo dell’utero in Italia?

Nel nostro Paese, ogni anno si registrano circa 2.500 nuovi casi e sono più di 51mila le donne che vivono combattendo questa malattia. Nel tempo questi numeri sono destinati a ridursi e le probabilità di sopravvivenza cresceranno sempre più, perché ormai le cause sono note e vi sono molti strumenti per prevenire questa patologia o per riconoscerla precocemente, ossia quando è ancora curabile. 

Cosa causa questo tumore femminile?

A provocare il tumore al collo dell’utero sono degli agenti virali estremamente diffusi, i papilloma virus umani (HPV), trasmessi per via sessuale, capaci di infettare le cellule della cervice. La maggior parte delle infezioni regredisce spontaneamente, ma la persistenza può causare delle lesioni precancerose, chiamate displasie, che possono evolvere in tumore con una latenza di circa 10-15 anni.  Lo sviluppo del vaccino anti-HPV e l’introduzione della campagna vaccinale in età pre-pubere offre oggi alla popolazione sana la possibilità di prevenire l’infezione e la trasmissione dell’HPV: si tratta, per la prima volta in oncologia, dell’applicazione di una strategia di prevenzione primaria. Un’altra misura di prevenzione molto efficace è proprio lo screening che si effettua attraverso due tipologie di test: il test HPV o (HPV-DNA test), che diagnostica l’infezione da HPV e ne caratterizza la categoria di rischio, e il pap test, un esame citologico che valuta la morfologia delle cellule e riconosce precocemente le modificazioni pre-maligne del collo.

Dottoressa Romito come si fa prevenzione per questa patologia nel nostro Paese?

In Italia la prevenzione del tumore del collo dell’utero è garantita attraverso programmi gratuiti di vaccinazione (riservata alla fascia di età 9-12 anni) e di screening regionale. Questi ultimi sono offerti a tutte le donne di età compresa tra i 25 e i 65 anni, invitate ad effettuare un pap-test ogni 3 anni oppure l’HPV-DNA test ogni 5 anni). Si effettuano durante una visita ginecologica di routine e sono procedure semplici e indolore. Nella regione Sardegna sono ben 501.973 le donne che possono usufruirne.  Quando l’esame rivela la presenza di alterazioni citologiche, si avviano gli esami di secondo livello o di approfondimento, come la colposcopia, utile per indirizzare correttamente le biopsie sulle zone della cervice che risultano sospette, oppure l’isteroscopia, utile nell’inquadramento delle lesioni più profonde, poste nel canale cervicale. 

Ma questo tumore è curabile?

Il tumore della cervice uterina èinsommauna malattia prevenibile mediante vaccinazione ed è anche curabile se diagnosticata precocemente e trattata adeguatamente. Tuttavia rimane uno dei tumori più frequenti, nonché una fra le principali cause di morte per tumore nelle donne di tutto il mondo.  Pertanto invitiamo tutte le donne in età di screening a sottoporsi a un controllo ginecologico e allo screening per il tumore della cervice uterina. L’Unità di Ginecologia e Senologia del Mater Olbia Hospital è da sempre impegnata in attività di ricerca e formazione: proprio in questi mesi sta infatti lavorando alla creazione di un programma di formazione universitaria, dal titolo “Isteroscopia digitale see and treat”, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

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