Olbia, il mare è troppo caldo: strage di cozze e arselle con danni per 1,5 milioni

L’allarme del Consorzio molluschicultori di Olbia: nessuno ha voluto evitare la strage di cozze, arselle e ostriche

L’acqua del Golfo di Olbia è troppo calda e non c’è stato vento: il risultato è una strage di cozze, arselle e ostriche. Il Consorzio molluschicultori lancia l’allarme e si lamenta: la moria con danni per oltre 1,5 milioni si sarebbe potuta evitare. “A causa del forte incremento delle temperature delle acque marine del Golfo di Olbia che hanno superato anche in alcuni punti i 30 gradi, con la contemporanea assenza di ventilazione naturale (maestrale, scirocco) – spiega il presidente del Consorzio, Raffaele Bigi -. Si è determinata una insufficiente ossigenazione delle acque che ha provocato la moria per anossia di parte della produzione di molluschi bivalvi dei nostri allevamenti di cozza, ostrica e arsella”.

Dal Consorzio assicurano che è ancora disponibile l’ultima parte di produzione, “ancora vitale che non presenta alcun problema”. La prima stima dei danni mette in luce una perdita che supera il 50% della produzione, ma nelle zone interne del Golfo arriva al cento per cento. Sul fronte economico questa strage porta alla perdita di oltre seimila quintali per un danno che supera il miliardo e mezzo di euro.

Stato di calamità

“È stato avviato il procedimento di accertamento dei danni con gli Enti interessati: Ras, Agenzia
Argea, Autorità sanitaria, Direzione marittima, sindaco di Olbia – annunciano -. Seguirà la richiesta di
proclamazione dello stato di calamità naturale per la richiesta degli eventuali indennizzi per la perdita
di reddito delle aziende”. Secondo gli allevatori di molluschi, però, si sarebbe potuto parare il colpo per tempo. “Il danno subito poteva essere almeno parzialmente ridotto ove fosse stato possibile ultimare entro giugno gli impianti all’uopo in progetto nell’area esterna al Golfo interno (Lido del Sole) – spiegano -. Più refrigerata e ossigenata, dove la produzione avrebbe dovuto essere trasferita entro la metà luglio“.

“Sin dal mese di maggio avevamo comunicato agli Enti preposti l’inizio lavori, con la necessità di un
rapido riscontro al rilascio (all’impresa incaricata) dei necessari nulla osta che, viceversa, non sono
mai stati rilasciati per una serie di rimbalzi burocratici tra vari Enti, impedendo pertanto l’ultimazione
dei lavori ed il conseguente trasferimento delle produzioni”. Due mesi fa la stagione stava andando bene, ma il caldo incessante e l’assenza di vento hanno complicato la situazione. “Di tale pericolo di moria – rivela Bigi -, avevamo già dato segnalazione agli Enti interessati sin dal mese di giugno ma, purtroppo, non siamo stati ascoltati ed oggi ne scontiamo i danni e la perdita economica”.

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