Le preoccupazioni del comitato.
Il Comitato “Salva Olbia”, preoccupato della stasi che da tempo caratterizza la scelta della soluzione da adottare circa il problema della Mitigazione del rischio idrogeologico di Olbia, attualmente in capo al Commissario Governativo che continua a mantenere “in itinere”, presso l’Ufficio VIA dell’Assessorato Regionale dell’Ambiente, un progetto da tempo rigettato dallo stesso Comune di Olbia (il così detto Piano Mancini), ha inviato alle competenti Autorità regionali e comunali una lettera.
Ad insediamento avvenuto del nuovo Consiglio e della Giunta Regionale, il Direttivo del Comitato “Salva Olbia”, intende con la presente coinvolgere le S.V. al fine di sensibilizzarLa sul problema della Mitigazione del rischio di cui all’oggetto, tenendo anche conto del ritardo accumulato nonostante la conosciuta disponibilità finanziaria finalizzata alla soluzione di così grave problema.
Questo Comitato non ha alcun dubbio circa le cause di questo ritardo. Esse sono da ricercarsi nel mancato rispetto di alcune procedure ed a causa di scelte dettate dall’esigenza di precorrere i tempi.
A nostro parere tutto è dipeso, principalmente, dall’essersi indirizzati a raggiungere gli obiettivi della salvaguardia ricorrendo a soluzioni inadatte al contesto. Ciò, essendo stata Olbia, costruita su una piana alluvionale. Al riguardo son serviti a poco anche i tanti piani di risanamento edilizio degli ultimi decenni, predisposti per porre rimedio al disordine diffuso!
Questo stato di cose, anziché indirizzare i progettisti incaricati a soluzioni capaci di alleggerire consolidate situazioni, che sarebbe anche stato facile verificare redigendo la prescritta VAS (Valutazione ambientale strategica), ha di fatto appesantito il tutto. Sono state, infatti, pensate 4 vasche di laminazione per complessivi 45 ettari; di esse due dentro l Città, le altre due previste ad uno, due chilometro dall’abitato.
Tutto ciò, assieme al proposto allargamento dei canali esistenti, da portare, in qualche caso da 8 a 40 metri di larghezza! Sono principalmente queste le ragioni, a nostro parere, che han portato al fallimento del così detto Piano Mancini , tutt’oggi sotto VIA ( Valutazione impatto ambientale).
La stessa previsione di realizzare subito, sia da parte di Mancini che di Technital, le “opere incongrue”, al di fuori di un PAI aggiornato, solo adottato, ha peraltro contribuito a mantenere immutato il pericolo latente, con demolizione e ricostruzione di ponti ferroviari, stradali ed altre opere in genere, di quasi impossibile approvazione.
In considerazione di quanto sopra, questo Comitato, con alcuni “distinguo”, aveva da subito ritenuto migliorativa la proposta dell’attuale Amministrazione Comunale, in quanto in linea di principio coerente con la nostra costante “filosofia”. Anch’essa, anche se a posteriori, aveva infatti individuato, nella soluzione del canale scolmatore esterno, i’unico modo capace di porre rimedio ai pericoli a cui è esposto l’abitato.
La soluzione approvata in Consiglio comunale è pur tuttavia, a nostro avviso, inadeguata e troppo costosa, sia perché prevede di realizzare anch’essa una vasca di laminazione di 15 ettari a confine con l’abitato, sia per il posizionamento dello scolmatore, quasi tutto in galleria, lontano dall’abitato stesso, quindi inadatto a limitare la quantità di acqua di piena da smaltire dai canali attuali, senza bisogno di allargarli, a dismisura. Esigenza presente sia nella soluzione “Mancini”, che in quella della Technital.
La soluzione proposta dal Comitato, che prevede di localizzare lo scolmatore più a valle, con percorso in galleria limitato ad appena tre tratti di circa 800 metri cadauno, rispetto ai circa 13 chilometri della Technital, consentirebbe di economizzare circa 100 milioni di Euro su 200, utilizzabili per consentire maggiore sicurezza rispetto ai canali esistenti, da riqualificare; ad esempio, come a Siviglia, Valencia, Padova o Mantova.
E’ con questo spirito che intendiamo contribuire alla migliore soluzione, anche per abbreviare i tempi, motivo per cui proponiamo alle S.V., se ritenuto opportuno, un gradito incontro o colloquio di approfondimento. Nell’occasione non mancheremmo di suggerire la cessazione delle attuali “ostilità” fra i sostenitori delle varie soluzioni , magari offrendo “spunti” dalle nostre proposte.
E se per facilitare tutto, ripartissimo dalla mancata VAS, mettendo a frutto il lavoro “ricuperabile”prodotto, facendoci, questa volta guidare non dalla fretta ma dal “buonsenso”?
E se potessimo raggiungere l’obiettivo, ad esempio, facendo entrare in Città 120 mc/sec anziché i 180 della Technital, oppure i 480 di Mancini? E se, con la soluzione dello scolmatore esterno a cielo aperto, fossero possibili minori costi, ed utilizzassimo quanto risparmiabile, per riqualificare i canali attuali, quindi i quartieri attraversati, che senza lo spettro degli straripamenti potrebbero diventare vere e proprie “oasi”?
Detto questo, abbiamo idea che con i tempi che corrono, con la scelta di una soluzione più semplice, più adatta al contesto ed alle disponibilità finanziarie attuali, anche le difficoltà di carattere tecnico, amministrativo, burocratico e politico cesserebbero da subito! Infine, riguardo ai finanziamenti, sarà bene ricordare che se essi sono ancora disponibili (recentemente confermati a livello ministeriale), lo sono in conseguenza della gravità dei danni e sacrifici che i cittadini di Olbia hanno subìto a seguito di “Cleopatra 2013”; motivo per cui non ha alcun senso che qualcuno continui a sostenere che quei soldi sono riservati, come scritto in delibera CIPE, alla soluzione con le “vasche”, ma, e non potrebbe essere diversamente, a “salvare” Olbia.
Comitato “Salva Olbia”
(Dr Flavio Lai)