L’archeologia e la storia della Sardegna Fenicio-Punica

La storia della Sardegna Fenicio-Punica rappresenta un affascinante periodo che si estende dal IX secolo a.C. al III secolo a.C., caratterizzato dall’arrivo pacifico dei primi mercanti fenici sull’isola e dalla successiva presenza cartaginese. Durante questo periodo, la Sardegna fu testimone di un’intensa interazione tra le due civiltà, che portò all’integrazione di nuove conoscenze e tecnologie nella civiltà nuragica locale. Tuttavia, l’espansione cartaginese mirava anche allo sfruttamento delle ricche risorse minerarie dell’isola e al controllo delle fertili pianure dei campidani.

I Fenici: esperti marinai e abili commercianti

I Fenici, con la loro abilità nella navigazione marittima e nel commercio, divennero presto noti come esperti marinai. La loro presenza lungo le coste del Mediterraneo si estendeva dall’odierna Palestina fino alla Spagna e all’Atlantico. Grazie alla loro flotta di navi fenicie, i mercanti fenici commercializzavano una vasta gamma di prodotti, tra cui gioielli, ceramiche e tessuti pregiati di lino e lana colorati con la porpora, di cui avevano il monopolio. Questa porpora veniva ottenuta da un particolare tipo di conchiglia marina chiamata murice.

Durante il IX secolo a.C., l’espansionismo degli Assiri e la loro pressione sulle coste libanesi costrinsero i Fenici a cercare nuove rotte commerciali. Fu così che si avventurarono nel Mediterraneo, aprendo nuovi mercati e stabilendo relazioni commerciali con diverse civiltà lungo le coste. Durante questo periodo, le città fenicie più potenti furono Sidone e successivamente Tiro, insieme ad altre importanti città come Biblo, Arwad, Beirut e Acco.

I primi contatti fenicio-nuragici in Sardegna

I primi contatti tra i Fenici e gli antichi Sardi avvennero nel corso dei secoli IX e VIII a.C. Lungo le coste meridionali e occidentali dell’isola, i villaggi nuragici costieri divennero punti di contatto tra i mercanti fenici e gli abitanti locali. In questi luoghi si svilupparono piccoli mercati dove venivano scambiate merci di vario genere. Con il passare del tempo, i villaggi si ingrandirono e accolsero famiglie fenicie in fuga dal Libano, che portarono con sé le loro tradizioni, usi e conoscenze. Questo scambio culturale portò alla pacifica coabitazione tra i due popoli e alla crescita dei villaggi costieri, che divennero importanti centri urbani simili alle antiche città stato libanesi. Alcuni dei primi insediamenti furono Karalis (Cagliari), Olbia, Nora, Bithia, Sulki nell’isola di Sant’Antioco, Tharros nella penisola del Sinis, Neapolis presso Guspini e Bosa.

L’urbanizzazione fenicia e l’importanza della scrittura

Una delle principali influenze dei Fenici in Sardegna fu l’introduzione di un’organizzazione urbana precedentemente sconosciuta agli autoctoni nuragici. Mentre i nuragici abitavano in villaggi e cantoni, i Fenici organizzarono i loro insediamenti costieri in città ben strutturate. Questo modello di organizzazione politica e sociale favorì lo sviluppo delle città stato fenicio-nuragiche in Sardegna.

La presenza fenicia introdusse anche la scrittura nell’isola. Una delle prime testimonianze scritte del nome della Sardegna risale al IX secolo a.C., su una stele sepolcrale rinvenuta a Nora. Questa stele riporta il toponimo “SRDN” in caratteri semitici, senza vocali come era consuetudine nelle antiche lingue semitiche. La scrittura fenicia fu un importante strumento per la registrazione e la conservazione delle informazioni, facilitando il commercio e l’amministrazione dei territori fenicio-nuragici.

L’epoca d’oro dei Sardi nuragici

Secondo gli archeologi, il periodo compreso tra il 900 a.C. e il 500 a.C. rappresenta l’epoca d’oro della civiltà nuragica in Sardegna. Durante questo periodo, l’artigianato raggiunse un alto livello di raffinatezza, producendo ceramiche elaborate e strumenti sempre più sofisticati. I prodotti della metallurgia nuragica e gli manufatti sardi raggiunsero ogni angolo del Mediterraneo, dalle coste della Siria e della Palestina alle coste spagnole e atlantiche. Le capanne nei villaggi crescevano di numero intorno ai nuraghi sempre più complessi ed elaborati, e la popolazione nuragica aumentava costantemente.

L’espansione militare dei Punici e i conflitti con i Sardi nuragici

Con il passare del tempo, Cartagine iniziò a interessarsi alla Sardegna e alla sua ricchezza mineraria. L’espansione cartaginese mirava non solo al controllo delle città costiere, ma anche al dominio delle fertili pianure dell’entroterra e delle miniere di metalli, che erano state tradizionalmente sfruttate dai Sardi nuragici. Ciò portò a una serie di conflitti tra i Punici e i Sardi nuragici.

La resistenza dei Sardi fu feroce, e i Punici si trovarono di fronte a continue ribellioni e rivolte nelle comunità sardo-nuragiche occupate. Tuttavia, grazie alla loro potente flotta, Cartagine riuscì a controllare i porti e a impedire ogni commercio delle popolazioni nuragiche con l’esterno, imponendo un blocco navale all’isola. Nonostante le difficoltà e le continue rivolte, i Punici riuscirono a stabilire un relativo controllo sulla Sardegna, costruendo opere di difesa nelle città di Nora, Monte Sirai, Kalari, Tharros e Bithia. Tuttavia, la convivenza armata tra i Punici e i Sardi nuragici rimase difficile, con frequenti rivolte e ribellioni.

La conquista romana e l’occupazione cartaginese

Le continue lotte tra i Punici e i Sardi nuragici attirarono l’attenzione di Roma, che cercò di sfruttare la situazione per espandersi nel Mediterraneo occidentale. Nel 509 a.C., Roma riconobbe ufficialmente il possesso della Sardegna a Cartagine, ma la convivenza tra i due popoli fu difficile. Le comunità sardo-nuragiche occupate erano costrette a pagare pesanti tasse e a sottostare a imposizioni cartaginesi, come il divieto di coltivare la terra autonomamente. Nonostante il trattato con Roma, le rivolte e le ribellioni nelle città stato fenicio-nuragiche continuarono per diversi decenni.

La situazione cambiò nel 368 a.C., quando scoppiò un‘ennesima ribellione sardo-nuragica. Le truppe cartaginesi furono costrette a intraprendere campagne militari per sedare le rivolte. Cartagine riuscì ad ottenere il controllo dei porti e delle pianure dei Campidani, del Sinis, di Trexenta, della Marmilla e del Sulcis-Iglesiente. Durante questo periodo, furono costruite opere di difesa nelle città di Nora, Monte Sirai, Kalari, Tharros e Bithia.

La storia della Sardegna fenicia e cartaginese è una narrazione di contatti culturali e conflitti. L’arrivo dei Fenici e successivamente dei Punici portò nuove conoscenze e tecnologie nell’isola, influenzando la civiltà nuragica locale. Tuttavia, l’espansione cartaginese mirava anche allo sfruttamento delle risorse minerarie e al controllo delle fertili pianure. I conflitti tra i Punici e i Sardi nuragici caratterizzarono gran parte di questo periodo, con rivolte e ribellioni nelle città stato fenicio-nuragiche. Nonostante le difficoltà, i Punici riuscirono a stabilire un certo controllo sulla Sardegna, costruendo opere di difesa e imponendo un blocco navale. La convivenza tra i Punici e i Sardi nuragici rimase difficile, e la storia della Sardegna fenicia e cartaginese si concluse con l’occupazione romana dell’isola.

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna – Assessorato al turismo, artigianato e commercio.

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