L’archeologia e la civiltà Nuragica in Sardegna

La storia della Civiltà Nuragica.

La Sardegna è una terra ricca di testimonianze archeologiche antichissime. Visitare i suoi monumenti significa fare un viaggio attraverso migliaia di anni alla scoperta della storia della Sardegna e del Mediterraneo. Le prime tracce dell’umanità risalgono a circa 400.000 anni fa durante il Paleolitico, ma fu solo a partire da 8000 anni fa che l’isola fu abitata in modo stabile da comunità neolitiche di agricoltori e allevatori.

Durante il Neolitico, la Sardegna svolse un ruolo di primaria importanza nello sfruttamento e nella diffusione dell’ossidiana, una pietra vulcanica vetrosa utilizzata per la produzione di utensili. Il Monte Arci, situato nell’Oristanese, rappresenta il principale giacimento di ossidiana nel Mediterraneo occidentale. Attraverso il commercio di questo materiale, venivano scambiati anche idee, stimoli e innovazioni.

In questo contesto, si diffusero in tutta Europa e anche in Sardegna due importanti fenomeni culturali: l’ipogeismo e il megalitismo. L’ipogeismo si manifestò attraverso migliaia di grotte funerarie scavate nella roccia, mentre il megalitismo si esprimeva tramite la presenza di menhir, circoli megalitici e strutture dolmeniche.

Nei successivi due millenni, i cambiamenti sociali ed economici, dovuti alle innovazioni tecnologiche legate alla scoperta e all’estrazione delle risorse minerarie, portarono alla nascita di società complesse e alla costruzione delle prime fortificazioni. In questo periodo di profonde trasformazioni, che portarono a nuove forme economiche e politiche e all’apertura di nuove rotte commerciali, si possono individuare le premesse per l’emergere delle grandi civiltà dell’età del Bronzo, tra cui la civiltà nuragica che fiorì in Sardegna circa 3800 anni fa.

La civiltà nuragica.

La civiltà nuragica si estese per un lungo arco di tempo, circa mille anni, durante i quali furono costruiti i primi nuraghi fino alla graduale scomparsa della cultura nuragica e all’abbandono di gran parte dei centri nuragici intorno al 700 a.C., dopo circa due secoli di convivenza con gli insediamenti fenici.

Gli oltre 7000 nuraghi che caratterizzano il paesaggio sardo rappresentano la testimonianza più evidente lasciata dai nuragici. Attraverso queste strutture, che erano il fulcro dell’organizzazione sociale, politica ed economica, le genti nuragiche controllavano, difendevano e gestivano i propri territori, i villaggi e le risorse presenti.

Le abilità costruttive dei nuragici si manifestano anche nella costruzione di grandi sepolcri collettivi, conosciuti come “tombe dei giganti”, e in altri edifici di carattere cultuale, come templi a megaron e fonti sacre. Queste ultime erano pozzi e sorgenti nei quali veniva raccolta e custodita l’acqua con grande maestria.

I reperti rinvenuti testimoniano la raffinatezza e le capacità tecnologiche raggiunte dagli artigiani nuragici, soprattutto nella produzione di oggetti di bronzo come armi, ornamenti e piccole statuette raffiguranti esseri umani e animali. L’ampio repertorio di raffigurazioni presenti sui bronzetti ha permesso agli archeologi di ottenere importanti informazioni sulla società nuragica, una società complessa e stratificata con ruoli e mestieri diversificati. Inoltre, oggetti importati trovati in Sardegna e manufatti sardi rinvenuti nel resto del Mediterraneo testimoniano gli scambi commerciali instaurati dai nuragici con le coeve civiltà mediterranee, come i Micenei, i Levantini, i Ciprioti, i Fenici, i Greci e gli Etruschi. L’isola rappresentava un importante approdo sulle rotte commerciali che attraversavano il Mediterraneo da Est a Ovest, dal Vicino Oriente alla Spagna. La storia nuragica è lunga, complessa e affascinante, e continua a offrire agli archeologi nuovi indizi e stimolanti spunti di riflessione.

Per chi desidera conoscere questo aspetto della Sardegna, è importante sottolineare che il patrimonio archeologico non può essere raccontato attraverso congetture fantasiose, come storie di giganti, energie magnetiche o popoli superiori alla conquista del mondo. È necessario invece interpretare i resti archeologici con un approccio scientifico e multidisciplinare.

Per chiunque voglia visitare i siti archeologici della Sardegna, è fondamentale ricordare che il rispetto per questi luoghi è essenziale per una buona fruizione. È quindi necessario evitare qualsiasi comportamento che possa danneggiare le antiche strutture che dominano il paesaggio sardo.

I Nuraghi: Un’Impressionante Eredità

Uno dei principali segni distintivi della civiltà nuragica è rappresentato dai nuraghi, delle torri troncoconiche costruite in pietra, che si trovano sparsi in tutta la Sardegna. Queste imponenti strutture sono un vero e proprio simbolo dell’isola e costituiscono uno dei siti archeologici più affascinanti da visitare.

I nuraghi avevano una funzione polivalente: potevano essere utilizzati come abitazioni, centri amministrativi o come luoghi di culto. La loro forma caratteristica, con una base circolare o ellittica e un’altezza che poteva raggiungere i 20 metri, li rendeva unici nel panorama archeologico dell’epoca.

Ogni nuraghe era composto da diverse camere sovrapposte, collegate da scale interne, che ospitavano le attività quotidiane dei nuragici. Alcuni nuraghi presentavano anche corridoi e cortili interni, che aggiungevano ulteriori elementi di complessità all’architettura.

I nuraghi sono stati oggetto di vari studi e interpretazioni nel corso degli anni. Alcuni studiosi ritengono che fossero delle vere e proprie fortezze, utilizzate per proteggere le comunità nuragiche dagli attacchi esterni. Altri, invece, ipotizzano che fossero dei centri cerimoniali, utilizzati per svolgere riti religiosi e pratiche spirituali.

La verità è che la funzione esatta dei nuraghi rimane ancora un mistero, ma la loro imponenza e la loro presenza sul territorio sardo ne fanno dei luoghi di grande interesse e bellezza.

Tombe dei Giganti: Misteriosi Sepolcri Nuragici

Oltre ai nuraghi, un’altra testimonianza significativa della civiltà nuragica sono le Tombe dei Giganti. Queste tombe collettive, chiamate così a causa delle loro dimensioni imponenti, rappresentano uno dei tipi di sepoltura più caratteristici della Sardegna prenuragica e nuragica.

Le Tombe dei Giganti erano costruite con grandi blocchi di pietra, disposti in modo da formare una camera funeraria allungata. All’interno di queste tombe, venivano deposti i resti dei defunti insieme a oggetti di valore e offerte funerarie.

Questi monumenti funerari sono considerati un’importante testimonianza dell’organizzazione sociale e religiosa dei nuragici. Le dimensioni e la complessità delle strutture indicano un notevole impegno e una grande abilità tecnica da parte dei costruttori. Ancora oggi, visitare una Tomba dei Giganti permette di immergersi nell’atmosfera mistica e misteriosa di un passato lontano.

Gli Scavi e le Ricerche Archeologiche

Per studiare a fondo la civiltà nuragica, sono stati effettuati numerosi scavi archeologici in tutta la Sardegna. Grazie a queste ricerche, è stato possibile scoprire nuove testimonianze e approfondire la conoscenza di questa antica civiltà.

Gli scavi hanno portato alla luce reperti di grande valore, come oggetti in ceramica, statuette, armi, gioielli e utensili di bronzo. Questi manufatti sono esposti in numerosi musei sparsi per l’isola, offrendo ai visitatori la possibilità di ammirare da vicino l’arte e l’artigianato nuragico.

Inoltre, grazie ai progressi della tecnologia, gli archeologi sono riusciti a utilizzare nuovi metodi di analisi, come le scansioni laser e le analisi del DNA antico, per ottenere informazioni sempre più dettagliate sulla vita e la cultura dei nuragici. Le ricerche archeologiche in Sardegna sono ancora in corso e continuano a offrire nuovi indizi e nuove prospettive sulla civiltà nuragica.

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna – Assessorato al turismo, artigianato e commercio.

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