Budoni, disabile prigioniero del montascale rotto: “Salvato dai carabinieri”

Disavventura per un disabile a Budoni, risolta dai carabinieri

Il montascale era fuori uso e Marco era prigioniero da giorni nella sua casa di Budoni, l’assistenza non l’ha aiutato: a salvarlo ci hanno pensato i carabinieri. Da quattro decenni veniva dal Piemonte a Budoni in vacanza coi genitori e da circa tre anni ha deciso di restare a vivere in Sardegna. La rampa di scale all’ingresso di casa, però, era un ostacolo insormontabile per la sua disabilità e come prima mossa aveva subito fatto montare un montascale.

I primi problemi tecnici

“In seguito all’installazione avevo sempre pagato le estensioni della garanzia perché quello strumento è fondamentale per la mia vita – spiega Marco -. Ma un mese e mezzo fa si è bloccato ed è intervenuto il tecnico”. C’era da sostituire un pezzo, ma il tecnico intervenuto (“Gentilissimo e premuroso”) ha fatto in modo che l’apparecchio potesse continuare a funzionare, segnalando nel frattempo l’urgenza della situazione.

Il blocco dell’impianto

“Poi si è bloccato del tutto ed è cominciata la mia odissea con l’assistenza di questa ditta della provincia di Pisa. Ho trovato una persona che non voleva minimamente capire quanto fosse urgente la situazione. I miei amici mi hanno dovuto portare di peso, ma sono comunque rimasto imprigionato a casa mia“. Le trattative con la parte amministrativa dell’azienda andavano lisce, mentre con l’assistenza si è trovato davanti un ostacolo. L’ennesimo.

“Dopo dieci giorni da segregato ho detto all’assistenza che mi sarei rivolto ai carabinieri perché il mio sembrava un sequestro di persona – continua -. Ma l’operatore mi ha preso in giro, ridendo e chiedendo a quanto ammontava il riscatto. Senza minimamente comprendere la gravità della situazione”. E Marco ha deciso di chiamare sul serio i carabinieri. E ha azzeccato la mossa.

L’intervento dei carabinieri

La mattina dopo ho si è rivolto ai militari della Stazione di Budoni guidata dal comandante Gianluca Lombardi, che si è occupato personalmente della vicenda, e poche ore dopo lo stesso comandante ha mandato una pattuglia a casa sua. “Ho mostrato tutti i documenti, con la ricevuta dell’intervento fatto un mese e mezzo prima, segnalato come urgente e mai portato a termine – spiega Marco -. Mi sentivo a disagio nel disturbarli, poi il comandante mi ha detto che avevo fatto bene perché rientrava nelle loro competenze e si è mosso subito. Ha chiamato i suoi colleghi di Pisa e dopo il loro intervento l’azienda mi ha chiamato dicendo – con grande gentilezza – che tutto si sarebbe risolto venerdì 2 maggio. Così è stato, il tecnico ha finalmente potuto concludere l’intervento e il comandante dei carabinieri mi ha richiamato per sapere se tutto era andato bene”.

“Nelle mie condizioni mi sembra assurdo dovermi rivolgere ai carabinieri – conclude -. Ma li ringrazio di cuore perché hanno sbloccato la situazione e ho riconquistato la libertà e l’indipendenza“.

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