Fase 2 e nuova ordinanza regionale, i dubbi dei sindaci sulle riaperture: “C’è un conflitto di competenze”

La posizione di Anci Sardegna.

Aveva espresso il proprio rammarico per la mancanza di consultazione dei sindaci in un atto che li investe di grandi responsabilità. Questa la prima reazione del presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana, subito dopo l’annuncio della nuova ordinanza firmata dal presidente della Regione Cristian Solinas. Ma si era riservato ogni commento alla successiva pubblicazione che è arrivata di lì a poco.

“Noi tutti, a partire dall’11 maggio, siamo pronti a far ripartire, in sicurezza, parrucchieri, barbieri, tatuatori ed estetisti e certamente, se consultati, avremmo proposto anche un piano sostenibile, nei modi e nei tempi, per la riapertura dei bar, dei ristoranti o delle attività del settore turistico con codici di comportamento e di sicurezza davvero innovativi”, scrive Deiana a nome dell’associazione da lui presieduta.

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“Tuttavia da un’attenta lettura delle norme, il potere ordinatorio sull’epidemia da Covid19 non è in capo ai sindaci, almeno secondo quanto prevista dall’articolo 3 comma 2 del Decreto Legge 19 del 25 marzo 2020 – prosegue, riportando poi la norma da lui citata -. I sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali”.

“Anci Sardegna chiede se il potere di ordinanza limitato dalla norma si applichi anche ai comuni sardi, come indica l’orientamento interpretativo prevalente – chiede Deiana -. Si chiede pertanto un chiarimento netto sul punto da parte della Regione Sardegna e del ministero degli Interni per il tramite deipPrefetti. Da qui all’11 maggio c’è ancora tempo e la Regione deve sciogliere, in maniera incontrovertibile, il nodo interpretativo”.

“I Comuni sardi vogliono una rapida definizione della procedura che li vedrebbe ritornare al lavoro in sicurezza per produrre reddito e dare il giusto sostentamento alle loro famiglie e non hanno timore, rispettando le leggi, di assumersi le proprie responsabilità – conclude il presidente di Anci Sardegna -. Purtroppo, e non per responsabilità dei sindaci sardi, siamo costretti a fare le nostre annotazioni a posteriori non essendo stati consultati preliminarmente all’adozione dell’ordinanza da parte della Regione”.

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