Il rapporto della Fondazione Gimbe.
Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe conferma nella settimana 21-27 ottobre, rispetto alla precedente, l’incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (130.329 vs 68.982), in parte per l’aumento dei casi testati (722.570 vs 630.929), ma soprattutto per il netto incremento del rapporto positivi/casi testati (18% vs 10,9%).
Dati preoccupanti anche per la Sardegna dove aumentano del 26,1% i casi positivi ogni 100mila abitanti. Peggiora anche il rapporto tra i positivi e i casi testati che fa segnare un 9,5%, anche se questo valore è ancora lontano rispetto alla media nazionale del 18%. Aumentano anche i ricoverati, ogni 100mila abitanti in in Sardegna ci sono 18,7 ricoverati, mentre le persone i terapia intensiva sono 2,2 sempre ogni 100mila abitanti. L’unico dato positivo fatto registrare è l’aumento del numero dei tamponi con 1.084 casi ogni 100mila abitanti.
“I dati dell’ultima settimana – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – documentano il crollo definitivo dell’argine territoriale del testing & tracing, confermano un incremento di oltre il 60% dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva e fanno registrare un raddoppio dei decessi. In alcune aree del Paese non è più procrastinabile il lockdown totale per arginare il contagio diffuso e ridurre la pressione sugli ospedali”.
“Considerato che le misure introdotte con il Dpcm del 24 ottobre includono divieto di eventi pubblici e assembramenti, invito allo smart working e didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado per almeno al 75% delle attività, la Fondazione Gimbe stima a 14 giorni una riduzione del valore di Rt di circa il 20-25%, totalmente insufficiente per piegare la curva dei contagi e arginare il sovraccarico degli ospedali”.
“L’epidemia già fuori controllo in diverse aree del Paese da oltre 3 settimane – conclude Cartabellotta – insieme al continuo tentennamento di sindaci e presidenti di Regioni nell’attuare lockdown locali stanno spingendo l’Italia verso la chiusura totale. Senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio, serviranno a breve almeno 4 settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi e permettere di assistere i pazienti in ospedale, al fine di evitare una catastrofe sanitaria peggiore della prima ondata. Perché questa volta, oltre al dilagare dei contagi anche nelle regioni del Sud, meno attrezzate dal punto di vista sanitario, abbiamo davanti quasi 5 mesi di stagione invernale con l’influenza in arrivo”.