I posti negli asili nido Olbia e Gallura.
I posti negli asili nido sono aumentati in Italia e anche in Gallura, in particolar modo a Olbia, ma l’obiettivo Ue è lontano. Un nuovo studio, condotto dal portale Openpolis, su dati Istat, mostra che rispetto al 2021, solo saliti a 30 i posti in asili nido e servizi prima infanzia ogni 100 bambini residenti in Italia. Un aumento di 2 punti percentuali.
Sardegna tra le regioni con più asili nido.
Così l’Italia finalmente si avvicina, con soli 3 punti in meno, all’obiettivo UE, fissato al 33% come minimo di copertura degli asili nido, per garantire l’uscita dalla povertà educativa e agevolare l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro. Ma la Sardegna quell’obiettivo lo ha superato da un pezzo. L’Isola, con quel 35,2% ogni 100 bambini, è ottava tra le regioni con più strutture scolastiche per la prima infanzia e tra le 11 che raggiungono l’obiettivo minimo europeo.
Più regioni sopra l’obiettivo UE del 33%.
Maglia nera, invece, il Sud, nonostante si registri un lieve miglioramento. Regioni come Calabria, Sicilia e Campania, sono molto lontane dall’obiettivo UE e presentano soltanto il 15,7%, 13,9% e 13,3% di posti negli asili nido, a causa della carenza di strutture scolastiche per bambini da 0-2 anni. L’Umbria, l’Emilia Romagna e Valle d’Aosta sono ai vertici, con 46,5; 43,1 e 43% di posti nei nidi d’infanzia. A registrare dati migliori della Sardegna sono anche Toscana (40,7), FVG (38,3), Lazio (37,9) e Lombardia (36). Scendono a 9 le regioni sotto l’obiettivo minimo Ue, due sono del Nord (Piemonte e Trentino Alto Adige).
A Olbia più posti ma sotto la media in Sardegna e Ue.
Anche il nuovo studio di Openpolis non premia Olbia per il numero di posti negli asili nido, nonostante sia una delle città con crescita demografica, rispetto alle altre regioni sarde. Nella precedente ricerca, la città aveva il 31% dei posti ogni 100 bimbi da 0 ai 2 anni. La percentuale in due anni è salita del 31,8% non riuscendo a raggiungere la media europea di almeno 33% di posti. La città è anche sotto la media regionale, fissata a 35,2%.
Ci sono città galluresi che superano la media regionale per posti negli asili nido. Sono Calangianus, con 55 ogni 100 bambini residenti tra 0 e 2 anni, nel 2022; Palau ( 86,4); Tempio Pausania (58,2); Santa Teresa Gallura ( 38,3); La Maddalena ( 47,9); Trinità d’Agultu e Vignola (51,6); Telti (56,3); Oschiri (50,7 ); Aglientu (50).
Maglia nera per diversi paesi della Gallura, che non hanno alcun posto o struttura. I paesi con nessun posto sono Badesi; Buddusò; Golfo Aranci; Loiri Porto San Paolo; Bortigiadas; Budoni; Alà dei Sardi; Monti; Aggius; Luogosanto; Luras. Sotto la media italiana ed europea ci sono Berchidda (18,9) e San Teodoro (25,8); Sant’Antonio di Gallura (29,6) e Arzachena (25,9).
Da notare come i paesi che presentano una maggiore offerta di posti negli asili nido, sono luoghi con un tasso di natalità minore e come quelli che non presentano alcuna struttura per l’infanzia sono paesi poco popolati e situati nell’entroterra. In questo ultimo caso, in tutta Italia, i comuni che vivono nell’entroterra sono coloro più svantaggiati nell’offerta di servizi scolastici.
Perché sono importanti gli asili nido.
Gli asili nido sono fondamentali per due aspetti. In primis si tratta di scuole, che sono istituzioni non solo importanti per combattere la povertà educativa e favorire la socializzazione dei bambini; ma sono anche cruciali per garantire la conciliazione, sopratutto per le donne, della carriera e dei tempi famigliari, garantendo l’occupazione femminile.
Occupazione femminile e abbandono scolastico.
Non è un caso se il Mezzogiorno presenta due aspetti: un tasso molto alto di abbandono scolastico e bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro. Nello specifico, anche nella città di Olbia, come nel resto della Sardegna, non si è colmato il divario riguardo il primo aspetto, ovvero quello della dispersione scolastica, dove, più in generale l’Isola, con 17,3% è la prima regione per ragazzi che non completano gli studi. Negli ultimi anni si è assistito, sia nella regione che nel comune, ad un potenziamento dell’offerta scolastica puntando, come si può vedere dai dati, anche sui servizi della prima infanzia.
Ancora poche donne lavorano a Olbia.
Nella città di Olbia, come nel resto della Sardegna, non si è colmato il gap occupazionale tra uomini e donne e l’occupazione femminile è sotto la media Ue. Nell’Isola solo il 49.1% delle donne sono occupate, poiché in molte aree, sopratutto quelle rurali, è difficile conciliare maternità e lavoro. Una percentuale inferiore sia alla media italiana ( 55% nel 2024), che quella europea (69,3%).
Gap occupazionale di genere alto.
Sotto la media europea la partecipazione femminile nel mercato del lavoro a Olbia, dato seppur lievemente più alto rispetto alla quella italiana. Ancora più marcato il divario tra uomini occupati e donne che lavorano, ovvero di 14,89 punti, con l’occupazione maschile del 75,09% contro quella femminile del 60,2%. Tuttavia il gap occupazionale è inferiore alla media italiana, che è del 17,3%, uno dei più alti in Europa.