Incendio a Calangianus, con la Forestale solo i cacciatori: “Siamo noi i veri ambientalisti”

Il racconto di un giovane cacciatore.

Il territorio di Calangianus nei giorni scorsi è stato devastato dalle fiamme. Già a partire dal giorno successivo sono iniziate le operazioni di bonifica, a cui hanno partecipato gruppi spontanei di cacciatori, coordinati dal Corpo Forestale.

“In paese ci siamo subito accorti del rogo e ci siamo precipitati nei punti di osservazione più alti per capire la posizione dell’incendio – racconta Antonio Giua, giovane cacciatore locale che ha partecipato alla bonifica -. Appena ci siamo recati sul posto, il rogo era già di notevoli dimensioni, aiutato inoltre dal vento di libeccio – non dal maestrale, come hanno scritto molti giornali -, e per fortuna!”.


Imponente spiegamento di mezzi e forze. “Hanno schierato subito un notevole quantitativo di forze aeree che hanno svolto un lavoro stupendo. Io mi trovavo su uno dei promontori più alti di Calangianus con mio padre e degli amici cacciatori giunti sul posto. Vedere i boschi dove hai passato la tua infanzia andare a fuoco è stato un colpo al cuore“, prosegue il cacciatore 21enne.

L’iniziativa di bonifica, spontanea, da parte dei cacciatori. “Appena si è fatta sera siamo tornati in paese e là con un gruppo di amici cacciatori abbiamo deciso che l’indomani ci saremmo recati sul posto per dare un aiuto. Un giro veloce di telefonate, e abbiamo raggruppato numerosi giovani”.

Scene apocalittiche. “Appena giunti sul posto abbiamo trovato la devastazione dell’incendio. Tantissime piante secolari di sughera andate perse. Presenti tantissimi cacciatori di Calangianus pronti ad aiutare, senza che nessuno li avesse chiamati. La cosa che mi ha colpito di più è stata la collaborazione di tantissimi giovani. Con la nostra conoscenza del territorio, in particolare di quella zona, dove svolgiamo le battute di caccia al cinghiale, abbiamo individuato i punti dove intervenire per la bonifica. Con bidoni di acqua, pale e roncole abbiamo iniziato a spegnere i piccoli focolai e tizzoni non raggiunti dalle forze aeree. Le operazioni in generale venivano coordinate dal comando forestale specialmente da quello di Calangianus che ha svolto un lavoro impeccabile, come protezione civile e vigili del fuoco“.

L’accusa polemica rivolta a coloro che si definiscono tradizionalmente ambientalisti. “Non ho trovato sul posto degli pseudo “ambiemtalisti” nè associazioni animaliste che in questi giorni di dura lotta in Sardegna e nel resto di Italia preferiscono attaccare noi cacciatori. I cacciatori sono i veri ambientalisti e amanti della campagna, i cacciatori passano intere giornate nei boschi, hanno una conoscenza del territorio impeccabile, conoscono flora e fauna e non pensano alla distruzione della natura come molti credono”.

Una vita nei boschi. “Io ho 21 anni – racconta Antonio Giua -, sono cacciatore da quando ho iniziato a camminare, mi ricordo che mio padre mi portava con lui nei boschi del Limbara quando avevo ancora pochi anni. Quarta generazione di cacciatori. La caccia, sopratutto la caccia al cinghiale da noi, è una forte tradizione. Si pratica con tante persone, tutti amici pronti a intervenire come in questo caso. Una grande famiglia. Fin da quando ero piccolo mi ha sempre colpito una cosa: nella compagnia di caccia trovi tantissime persone di diverse classi sociali. Dottori, avvocati, banchieri, pastori, agricoltori, artigiani. La cosa bella è che in quel momento tutti sono uguali, e questo mi fa amare la mia compagnia di caccia. Loro fin da piccolo mi hanno insegnato ad amare la natura, a proteggerla e rispettarla e sarà una cosa che tramanderò per il resto della mia vita“.

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