Tra incuria e poca promozione, la sfida non ancora vinta per valorizzare i monumenti di Olbia

La situazione dei monumenti di Olbia.

Da anni si parla di valorizzare il nostro territorio anche per i propri monumenti. E quale occasione migliore se non l’arrivo dell’estate con i primi turisti che soggiorneranno, nelle prossime settimane, a Olbia e in Gallura. Oltre al mare, infatti, il territorio è ricco di siti archeologici, di cultura culinaria e di tante altre attività da fare. Che non sempre è facile conoscere o trovare. Certo ci sono siti web e gli Info Point. Ed è proprio lì, come in quello di Olbia, che i turisti spaesati si rivolgono per avere qualche informazione in più. L’Info Point cittadino ha anche un sito web dove indica ai visitatori tutto quello che c’è, compresi gli eventi.

Il nodo che, nonostante mappe e applicazioni varie per i cellulari, molti monumenti restano ancora oggi irraggiungibili, altri lasciati alla buona volontà di associazioni e professionisti, che rappresentano l’unica vera e concreta possibilità per scoprirli. “Molti siti sono autogestiti – spiega l’archeologa e guida turistica Viviana Pinna –, come il nuraghe Majore di Tempio e altri luoghi ad Arzachena, dove ci sono le guide e il materiale informativo. Per altri purtroppo non è così”.

A Olbia di monumenti gestiti ce ne sono attualmente due: la Necropoli sotterranea e la basilica di San Simplicio, che è anche il simbolo della città. Proprio per valorizzare la chiesa negli anni sono stati sviluppati diversi progetti. Uno in particolare, appena diventato operativo, riguarda la visita multimediale, con cui si accede con un codice QR, mentre per i più piccoli, invece, è stata realizzata una brochure dalla scuola primaria di via Nanni, con le illustrazioni disegnate dagli stessi bambini.

I monumenti di Olbia poco conosciuti dai turisti.

Tra gli altri monumenti cittadini ci sono il Pozzo sacro, il Castello di Pedres, la Villa Romana e l’acquedotto romano di Tilibbas. “Non ho sentito nuovi progetti di valorizzazione o di gestione di questi siti archeologici – afferma l’archeologa Durdica Bacciu –. È un vero peccato per la città di Olbia. Ho avuto la fortuna di gestirli nel 2011 e nel 2012 e sono siti molto visitati”.

Manca un presidio fisso e mancano le guide. “Se un visitatore vuole la guida ci sono degli elenchi con i contatti telefonici. I siti sono fruibili, alcuni si possono raggiungere anche con l’autobus – aggiunge Pinna -, ma il problema è per quelli come il Castello di Pedres e la tomba dei Giganti”. La mancanza di un presidio causa molti episodi di vandalismo e i monumenti di Olbia, si sa, ne sono spesso presi di mira. “Molte volte staccano le pietre o imbrattano tutto. Se ci fosse la videosorveglianza o fossero controllati sarebbe un deterrente”, prosegue. Poi c’è la questione del museo troppe volte chiuso. “Non è a norma ed è un peccato – conclude Pinna -. Ma restiamo fiduciosi che possa riaprire presto”.

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