Muore nelle case popolari per l’amianto: il giudice respinge la richiesta di archiviazione

La vittima era originaria di Luras.

E’ stata negata per la seconda volta dal gip di Milano Carlo De Marchi la richiesta di archiviazione che riguarda il caso di Paola Corda, una donna originaria di Luras, deceduta due anni fa a Milano per un tumore causato si pensa dall’esposizione all’amianto, che si trovava nella sua casa, un condominio popolare nella città lombarda.

La signora avrebbe respirato per quasi 40 anni le fibre di amianto. Una situazione che l’avrebbe portata ad una morte fatale. L’ONA, l’Osservatorio nazionale amianto, ha stimato in circa 800 gli edifici dell’Aler (Case Popolari) presenti a Milano e provincia che hanno nelle loro strutture amianto. La Regione Lombardia aveva da tempo approvato una mozione per la messa in sicurezza degli edifici e la rimozione dell’amianto ancora presente.

La Procura della Repubblica di Milano aveva già in precedenza chiesto l’archiviazione del procedimento penale, ma l’avvocato Ezio Bonanni, che assiste il figlio della vittima, si era opposto. Il gup aveva così respinto la richiesta del PM, invitandolo a procedere con ulteriori indagini. Dopo una seconda richiesta di archiviazione, il gup ha accolto di nuovo, un paio di settimane fa, l’opposizione dell’avvocato Bonanni.

Secondo il giudice per le indagini preliminari Carlo De Marchi, devono ancora essere completate alcune verifiche e sono necessari ulteriori approfondimenti circa le cause di insorgenza del mesotelioma pleurico. “Alla luce dei miei approfondimenti investigativi, ritengo che ci siano tutti gli elementi per portare a giudizio i responsabili per il reato di omicidio colposo”, dichiara l’avvocato Ezio Bonanni, che è anche presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

 “Mia madre ha lavorato tutta la vita. Abitava nella case popolari di Milano imbottite di amianto. Non riesco a capacitarmi del fatto che la parziale bonifica ci sia stata solo nel 2001, e che sia stata fatta senza evacuare gli inquilini, e non mi do pace per il fatto che l’amianto ci sia ancora oggi. Chiedo giustizia per mia madre e per tutte le vittime”, dichiara il figlio della vittima, Roberto Marchitto.

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