L’incendio alla Nautica Acqua di Olbia.
Si concentra su nuovi elementi tecnici l’indagine della Procura di Tempio sul devastante incendio che, nel pomeriggio del 22 aprile, ha completamente distrutto il cantiere della Nautica Acqua, nella zona industriale di Cala Saccaia, a Olbia. La procuratrice Claudia Manconi ha disposto nelle ultime ore il sequestro di un motore appartenente a una delle imbarcazioni andate in cenere nel rogo e di uno yacht gemello rispetto a quello che, secondo le ipotesi investigative, potrebbe aver fatto da innesco alle fiamme.
Massima la riservatezza sulle operazioni in corso. Non sono stati resi noti né il nome dell’imbarcazione né quello dell’armatore. Tuttavia, secondo quanto emerso dai rilievi condotti dai vigili del fuoco e dagli ispettori dello Spresal, il motore sequestrato potrebbe essere legato all’origine dell’incendio. L’unità intatta, identica a quella andata distrutta, sarebbe infatti stata al centro di alcuni problemi tecnici nelle settimane precedenti al disastro che ha ridotto in macerie gran parte della struttura.
A rendere ancora più complessa la ricostruzione della dinamica è il numero elevato di soggetti coinvolti, almeno come parti offese. Tra i destinatari delle notifiche, infatti, oltre ai proprietari delle circa 40 imbarcazioni distrutte, figurano anche i rappresentanti legali del cantiere e i proprietari degli edifici interessati dalle fiamme. Al momento l’inchiesta resta formalmente contro ignoti, ma l’avvio di una consulenza tecnica, già in fase avanzata di definizione, potrebbe aprire nuovi scenari, estendendo potenzialmente la rete delle responsabilità penali.
La Procura, attraverso un’attività d’indagine minuziosa, tenta di ricostruire con precisione l’innesco e la propagazione del rogo che ha colpito uno dei poli produttivi più attivi del comparto nautico gallurese. Con l’analisi approfondita del motore e dello yacht intatto, le autorità sperano di far luce sulle cause e su eventuali omissioni o negligenze.