Dopo la perquisizione alla redazione del quotidiano La Nuova Sardegna.
Una guerra silenziosa. Tra giudici e pubblici ministeri. Fatta di esposti, sospetti e querele. Uno scontro difficilmente immaginabile per un Tribunale dimesso come quello di Tempio, che ha fatto parlare di sè, in questi ultimi anni, solo a colpi di inchieste pseudo-esplosive. E che, invece, ammorba da mesi i corridoi del palazzo di giudizia. Sullo sfondo c’è un dossier in cui l’ex presidente del palazzo di giustizia Francesco Mazzaroppi accuserebbe l’allora procuratore Domenico Fiordalisi di non aver dato priorità ad un fascicolo su un’inchiesta per bancarotta fraudolenta.
Ma c’è anche l’inchiesta sulle aste pilotate, che ha portato alla sospensione del suo omologo Alessandro Di Giacomo o l’arresto del giudice Vincenzo Cristiano. E poi i ritardi nelle udienze, i fascicoli arretrati e l’eterno braccio di ferro tra Olbia e Tempio per le sedi. E’ questo l’intreccio sul quale si deve confrontare il Tribunale di Tempio e che ha portato ieri alla perquisizione alla giornalista della Nuova Sardegna Tiziana Simula, rea di aver raccontato il tutto.
La sua postazione di lavoro è stata messa sottosopra. Le sono stati sequestrati il computer, il tablet e il cellulare. E persino il suo archivio di lavoro. Poi, è stata trattenuta dai carabinieri di Olbia per un confronto. Gli inquirenti cercavano, ovviamente, la fonte di quelle rivelazioni sul tribunale, che per un giornalista è sacra e protetta dalla Costituzione.
La redattrice è indagata in base all’articolo 326 del codice penale, che parla di omessa denuncia da parte di un incaricato di pubblico servizio. Ovviamente, un giornalista non è un incaricato di pubblico servizio. A sorprendere c’è anche la competenza territoriale. Ad essere titolare dell’inchiesta è la Procura di Roma. L’ordine di perquisizione è scattato dalla Procura di Tempio.