Le spiagge in Gallura sono in pericolo: “Il nostro arenile si sta consumando”

Una spiaggia affollata. Foto da Facebook

Le spiagge in Gallura.

In Sardegna solo il 20,7% del totale della costa è occupata da stabilimenti, campeggi, circoli sportivi e complessi turistici alla quale si aggiunge un 4,7% di spiagge non fruibili, dove su 595 chilometri di spiagge ci sono 5.394 concessioni, solo 573 quelle per stabilimenti balneari, mentre sono 218 quelle per campeggi.

Secondo quanto emerge dal Rapporto Spiagge 2022 di Legambiente, la situazione nell’isola sarebbe sotto controllo anche per le normative adottate dalla Regione. Tuttavia, emergono situazioni a rischio anche a Olbia e in Gallura.

“Nella spiaggia di Porto Istana – dichiara Cristina Dessole, di Legambiente Gallura -, l’arenile si sta consumando e sono aumentate le concessioni balneari. Sono presenti troppe strutture a ridosso che andrebbero monitorate, così come il numero di persone che le occupano. Lo stesso problema lo abbiamo nella spiaggia di Rena Bianca a Santa Teresa, dove una struttura alberghiera ha distrutto una collina con alcune piante di ginepro per fare uno stabilimento. Infatti purtroppo si sono creati dei danni notevoli, dove l’acqua è diventata marrone”.

Altre problematiche riguardano i canoni di concessione in Gallura. Caso eclatante, come denunciato gli scorsi anni, a fronte di guadagni altissimi, come dichiara l’associazione ambientalista, restano ancora bassi in Costa Smeralda. Ad esempio, ad Arzachena, ”sono 41 stabilimenti balneari con canone annuale inferiore a 1.000 euro, mentre degli altri 23 non esistono dati”, si legge nel report.

Altre problematiche nelle spiagge in Gallura riguardano l’accesso alle persone diversamente abili e gli abusi da privati. “Ultimo caso eclatante quello della spiaggia di Cala Spinosa, a Santa Teresa – si legge – raggiungibile da una strada che è stata chiusa da un privato che pretendeva 3 euro per poterla percorrere. La Capitaneria di Porto è tempestivamente intervenuta sospendendo la riscossione del pedaggio e restituendo il diritto di raggiungere il mare attraverso un sentiero”.

La Sardegna è una delle regioni italiane che ha disciplinato l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo destinato ad uso turistico e ricreativo attraverso le linee guida per la predisposizione del Piano di utilizzo dei litorali” nel 2013 e 2017. In particolare – ricorda Legambiente – viene definito, in relazione alla natura, alla morfologia della spiaggia e alla sua dislocazione territoriale, quali siano le tipologie e le superfici destinate alle concessioni demaniali marittime con i relativi criteri di dimensionamento massimo, la cui estensione in litorali urbani non può mai superare il 40%, garantendo il 60% di spiaggia libera. Tale estensione massima si riduce al 20% in litorali integri, nei quali è garantito l’80% di spiaggia libera.
   
  

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