Caso Selene Barbuscia, la madre vuole giustizia: “Nascondono i colpevoli”

Selene Barbuscia

Stop al processo per la morte di Selene Barbuscia.

Il nigeriano Amofa Osas, accusato di aver venduto la droga a Selene Barbuscia, morta tragicamente nel 2019, non si trova e il processo per la morte di Selene Barbuscia si chiude prima di essere iniziato. Lo ha deciso il gup di Tempio che ha dichiarato il non luogo a procedere. Ma la madre della giovane, Daniela Tassi, ritiene che l’uomo sia solo un capro espiatorio.

La donna racconta che Amofa avrebbe solo un ruolo marginale nella vicenda e che alcune prove che contengono la verità della figlia si trovano già in Procura. “Vogliono coprire le persone che erano con lei nella stanza – racconta Tassi – e poi sono scappate. Il nigeriano non c’era con loro e non ha iniettato quella sostanza a Selene. Una dose massiccia che lei non poteva farsi da sola con una sola siringa. Ho raccolto molti vocali, tra cui uno che parla dell’ora di ritrovamento del corpo di mia figlia, ovvero alle 5, e una dove Selene gridò che la stavano picchiando in quattro. Già dall’inizio hanno voluto insabbiare il caso perché ci sono nomi importanti. Mi hanno impedito di visionare le telecamere che erano presenti all’interno palazzo, dove gli assassini di mia figlia sono usciti, dunque, hanno visto mia figlia morta alle 5, ma chiamarono i soccorsi solo alle 8:30”.

La mamma di Barbuscia, con un nuovo legale, ha deciso che continuerà a portare avanti la sua battaglia, affinché i veri responsabili della sua morte siano condannati. La documentazione contenente tutte le prove che testimonierebbero la versione della donna sulla scomparsa della figlia, tra registrazioni, audio messaggi, è consegnata in procura. “Non so perché si sia parlato solo di Amofa durante il processo – dice Daniela Tassi -, e come mai nonostante tutti i vocali che contengono tutte le prove e i nomi di quelle persone si parla solo di lui”.

La tragica storia di Selene Barbuscia.

Selene Barbuscia, una giovane di soli 32 anni, è stata trovata morta il 6 luglio 2019 nella palazzina di via Peruzzi, oggi sgomberata e chiusa. La ragazza è stata stroncata da un’overdose di droga e il caso, diventato un giallo, è stato catalogato come suicidio. La mamma della donna non ha mai creduto a questa versione e da quattro anni sta lottando per far emergere la verità sulla tragica morte di sua figlia. Tante le prove raccolte, tra audio, messaggi che parlano di minacce e immagini delle telecamere omesse, che testimonierebbero la responsabilità di terze persone nella morte della figlia. Secondo il racconto della mamma di Selene si trovavano nella stanza con la giovane e le avrebbero somministrato una dose così massiccia da essere impossibile che fosse lei stessa ad aversela iniettata. Giallo anche il particolare della siringa sul braccio destro, nonostante lei fosse destrorsa e la presenza di più siringhe nella stanza, poi sparite. “Mia figlia era nella lista delle persone scomode da eliminare”, dichiara Tassi.

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