Il rapimento e la fine dell’incubo: 42 anni fa la liberazione di Fabrizio De Andrè

Fabrizio De Andrè fu liberato a pochi chilometri da Buddusò.

Era il 21 dicembre del 1979 quando Fabrizio De Andrè venne rilasciato dai banditi dell’Anonima Sequestri, a pochi chilometri da Buddusò. Un giorno prima, invece, venne liberata la moglie Dori Ghezzi, nei pressi di Alà dei Sardi.

Il sequestro De Andrè.

Per diversi giorni i rapitori si appostarono a ridosso della tenuta dell’Agnata, controllando i movimenti del noto cantautore. Il 27 agosto nella dimora vi erano diverse persone. Oltre alla coppia anche alcuni parenti e amici con figli. All’imbrunire gli ospiti lasciarono la struttura, inclusi i genitori della Ghezzi, che portarono con se la nipote Luvi, salvandola inconsapevolmente dal rapimento. Intorno alle 23, poco prima di andare a letto, la coppia venne sorpresa dai balordi che, armati e a volto coperto, sequestrarono la coppia, portando via anche il fucile che De Andrè custodiva nella camera da letto con alcune munizioni.

Trasportati a Pattada.

Una volta caricati sui sedili posteriori dell’auto con due banditi a fianco, il terzo malvivente viaggiò indisturbato sulla strada Tempio-Oschiri. Fatti scendere tra Monti e Alà dei Sardi, i cantanti vennero consegnati ad una quarta persona che, dopo ore di marcia forzata, li accompagnò nelle montagne di Pattada. Lì rimasero per circa una settimana dormendo all’aperto e bendati.

Le indagini.

Il sequestro maturò in ambienti orunesi. Un sospetto, quello del capitano dei carabinieri Vincenzo Rosati, che trovò conferma settimane dopo. Un caso intricato, che da una parte vedeva, come detto, gli orunesi e dall’altra i pattadesi. Dissensi nella banda che causeranno, con il passare dei giorni, ritardi nelle trattative e liberazione. Vicenda che coinvolgerà anche il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che arrivò nell’isola per dare il proprio contributo alle indagini.

Le trattative per la liberazione.

Periodi di silenzio e lettere scandirono il sequestro De Andrè. In una missiva, inviata dalle vittime, si parlò di una richiesta di riscatto di 2 miliardi di lire. I familiari incaricarono di seguire la vicenda l’avvocato Pinna di Sassari e presero contatti con don Salvatore Vico, che insieme ad un forestale provarono a mediare, ma il tentativo fallì.

Dopo una fase di stallo, fatto di silenzi, i banditi minacciarono di uccidere De Andrè e la Ghezzi qualora non avessero ricevuto immediatamente 300 milioni di lire d’anticipo. L’ultimo contatto si rivelò decisivo. Don Salvatore Vico e un facoltoso commerciante di Orune portarono a compimento le trattative, pagando 550 milioni di lire. Gli altri 50 milioni, invece, vennero “trattenuti” dal commerciante, che li tenne per sé.

La liberazione.

A distanza di 117 giorni dal sequestro, la liberazione. Nella notte del 20 dicembre, nell’agro di Alà dei Sardi, venne rilasciata Dori Ghezzi, che fu soccorsa da don Vico, uomo per il quale è in corso la causa di canonizzazione. Il giorno dopo, il 21 dicembre di 42 anni fa, venne liberato Fabrizio De Andrè, a poca distanza da Buddusò.

La sera di Natale, i carabinieri di Tempio Pausania arrestarono Francesco Pala, ritenuto basista del sequestro e suo fratello. La banda risultò essere composta da 6 orunesi, un toscano e 3 pattadesi. Ai 10 imputati accusati di sequestro di persona se ne aggiunsero altri 2 accusati uno di riciclaggio ed 1 di truffa.

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