I single sono più realizzati e fanno sesso più spesso

La ricerca.

Recenti studi, realizzati anche su campioni di oltre 26 mila adulti, capovolgono la comune convinzione secondo cui le coppie sposate sarebbero più realizzate e farebbero sesso più spesso rispetto a chi è single. SpeedDate.it si fa portavoce di queste nuove scoperte sul sesso e sugli appuntamenti, sull’autostima, sull’essere adulti.

Le conclusioni dello studio fanno riferimento a sondaggi su campioni altamente rappresentativi. Tra questi anche il campione di 26.620 adulti preso in considerazione da una ricerca degli psicologi Jean M. Twenge, Ryne Sherman e Brooke Wells, in un lasso temporale compreso tra gli anni 1989 e 2014.

“Questa ricerca ha portato a scoprire che la persona media di oggi fa sesso circa 9 volte in meno all’anno rispetto alla persona media nei primi Anni Novanta. Ma non tutti i gruppi seguono questa tendenza: a fare meno sesso sono solo le persone sposate, mentre i single ne fanno di più” commenta Roberto Sberna, direttore generale di SpeedDate.it.

I più recenti studi sfidando anche ciò che si pensava di sapere sulla presunta minore autorealizzazione da parte di chi non è in coppia. Al contrario emerge ora che i single non solo fanno sesso più spesso ma sono anche più realizzati.

Ed anche demograficamente i single stanno conquistando sempre più peso. Già oggi negli Stati Uniti il Census Bureau (dati aggiornati al 2017) ha riferito un numero record di adulti non sposati: oltre 110 milioni, pari ad oltre il 45% di tutti gli americani di età pari o maggiore ai 18 anni.

La stessa tendenza si ha ormai in tutto il mondo, anche in Italia, dove a vivere da soli sono circa 9 milioni di persone. Di questi 2,6 milioni hanno tra 15 e 45 anni, 2,2 milioni hanno tra 45 e 64 anni e 4,2 milioni sono persone di età pari o superiore ai 65 anni.

E questo non è un fenomeno solo occidentale, ma del tutto globale. Un altro studio, intitolato Global Increases in Individualism e pubblicato a luglio 2017 dai ricercatori Henri C. Santos, Michael E. W. Varnum ed Igor Grossmann dell’Università di Waterloo, ha infatti messo in evidenza -prendendo in esame un periodo compreso tra gli anni 1960 e 2011- che l’individualismo è cresciuto in modo significativo nell’83% dei Paesi.

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