Tasse e usura, due banche a giudizio

Sono stati rinviati a giudizio, il presidente di Banca Intesa Sanpaolo Enrico Salza e il rappresentante legale della Banca di Credito Sardo Giorgio Mazzella. I due, insieme ai tre direttori delle filiali di Olbia e Nuoro della Banca di Credito Sardo che si sono succeduti nell’incarico, viene contestato il reato, in concorso tra loro, di usura bancaria nei confronti di una società, la Fidia srl, con sede a Olbia.

I cinque sono stati convocati dal gup del tribunale di Tempio, Elisabetta Carta.  La Fidia Srl è la società che gestiva diversi supermercati in Gallura. Secondo quanto afferma l’accusa, le due banche, Intesa Sanpaolo prima e Credito Sardo, poi, avrebbero applicato sul conto corrente intestato alla Fidia srl, di cui è amministratore Franco Salvatore Cancellu, di Nuoro, tassi usurari nel periodo che va dal 2003 al 2011. Ossia tassi di interesse oltre la soglia stabilita dalla normativa della Banca d’Italia.

Al termine dell’udienza preliminare, il gup Elisabetta Carta ha accolto l’accusa e ha rinviato a giudizio i cinque imputati che dovranno comparire davanti al tribunale collegiale di Tempio per il processo. La data dell’udienza è stata fissata il 19 luglio. Con Enrico Salza, presidente di Banca Intesa Sanpaolo dal 2007 al 2014, difeso dall’avvocato Fulvio Gianaria del Foro di Torino e a Giorgio Mazzella rappresentante legale del Credito Sardo dal 2009 al 2011, difeso dall’avvocato Guido Carlo Alleva del Foro di Milano, andranno a giudizio i direttori delle filiali di Nuoro e Olbia della Banca di Credito Sardo che si sono succeduti negli anni al centro dell’indagine, Sandro Melis (Nuoro), Patrizia Pillai (Olbia) e Maria Maddalena Raimonda Era (Nuoro), tutti e tre rappresentati dall’avvocato Matteo Mangia del Foro di Milano.

Fabio Varone del Foro di Nuoro che rappresenta i soci della srl, Franco Salvatore Cancellu e la moglie Rosa Anna Sanna, società liquidata dopo il 2011, è difensore di parte civile. è. In base ai calcoli effettuati dalla consulenza di parte, al momento della chiusura del conto corrente, c’era una differenza di centomila euro tra quanto richiesto dal Banco di Credito Sardo a saldo del conto e quanto effettivamente dovuto secondo la parte offesa.

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