L’impresario siriano, i cantieri a Olbia, l’inchiesta e quel presunto legame con il terrorismo di Al Qaeda

Le indagini sulla cellula terroristica a Olbia.

La sua impresa avrebbe eseguito lavori in molti dei cantieri che contano della Gallura, dalla costruzione dell’ospedale San Raffaele (prima di diventare Mater Olbia) al G8 di La Maddalena. E forse proprio con parte dei ricavi della sua attività avrebbe finanziato alcuni gruppi terroristici, tra cui quello siriano di Al Nusra. Questo almeno è quello che hanno scoperto gli inquirenti, arrivando, lo scorso maggio, a compiere quel blitz a Olbia, che portò a quattro arresti.

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Adesso si apprende che la procura di Brescia avrebbe chiuso le indagini riguardo a questa presunta organizzazione e al sistema attraverso il quale facevano arrivare i soldi dalla Sardegna ai gruppi terroristici, alcuni legati anche ad Al Qaeda. Secondo gli inquirenti ai vertici dell’organizzazione ci sarebbe stato un impresario siriano, che viveva a Olbia e che operava nel settore edile.

Di lui un testimone ha detto, nei mesi scorsi, come documentato dal settimanale L’Espresso. “So che ha molti soldi, in passato aveva una ditta edilizia in Sardegna, con la quale si è arricchito, penso facendo tante fatture false… è riuscito a raccogliere tanti soldi e li ha collocati un po’ in Turchia, un po’ a Damasco e un po’ in Svezia”.

Dall’inchiesta era emerso che i 4 arrestati a Olbia, oltre ad occuparsi dell’attività di proselitismo in favore della causa jihadista, finanziassero in modo costante, dall’Italia e non solo, l’organizzazione terroristica siriana Jabhat al Nusra, convogliando nei territori di guerra somme di denaro con il meccanismo dell’hawala, fuori cioè dai canali finanziari legali.

In particolare, l’impresario, che si era trasferito negli ultimi anni in Svezia, avrebbe organizzato una vera e propria rete divenuta un punto di riferimento per i siriani, che volessero trasferire denaro, impiantando uffici in tutta Europa, oltre che in Siria, appunto, e in Turchia.

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