Vertenza latte, gli allevatori della Sardegna di nuovo sul piede di guerra

La segnalazione dell’associazione Più Sardegna,

Nuova iniziativa dell’associazione “Più Sardegna” – movimento degli operatori e dei consumatori della filiera agro alimentare della Sardegna, che attraverso il  nuovo presidente,Valentina Secci e i dirigenti regionali hanno trasmesso una segnalazione alla Ministra Bellanova.

L’associazione chiede di rendere noti i risultati degli accertamenti disposti a carico dei trasformatori caseari industriali della Sardegna nel periodo ottobre 2019 – marzo 2020, e di successiva segnalazione delle eventuali irregolarità accertate all’Autorità Garante della concorrenza ed il mercato, per l’applicazione delle relative sanzioni, stabilendo l’obbligo di stipula di contratti triennali con prezzo del latte determinato a inizio stagione.

“Risulterebbe che molti industriali non abbiano rispettato le norme. Molti di loro non avrebbero stipulato i contratti indicando il prezzo del latte ovino a inizio stagione, altri hanno sottoscritto contratti non conformi alle prescrizioni – afferma l’associazione – . Alcuni non hanno neppure rispettato gli accordi stipulati sul prezzo del latte con il prefetto e le nostre delegazioni. Si vuole che tutto resti come prima. Attualmente, i contratti nelle forme stabilite dal decreto in argomento, vengono adottati solo da alcuni trasformatori e non per tutti i conferitori di latte”.

“Il prezzo del latte non è stato definito a inizio stagione ed è tuttora regolato dal solito sistema che prevede un acconto ed un eventuale ma indeterminato saldo finale. Continua ad essere pagato ad un prezzo inferiore al suo costo di produzione e ad essere vincolato al prezzo di vendita dei formaggi. Il tutto come se le proteste degli allevatori del febbraio 2019, non si fossero mai verificate. Pretendiamo la determinazione di un prezzo nazionale del latte ovino nazionale e di un borsino regionale che sia indipendente dalle oscillazioni del mercato dei formaggi ottenuti dalla sua trasformazione. In altri termini, i due prodotti devono essere considerati su due piani diversi così come i rispettivi mercati di riferimento. E’ ora che le regole vengano cambiate e noi tutti uniti, possiamo cambiarle. Riteniamo che l’allevatore debba accollarsi esclusivamente il rischio imprenditoriale connesso alle oscillazioni del mercato del latte e non, come avviene oggi, quello derivante dall’andamento del mercato del formaggio ed in particolare del Pecorino Romano DOP, del quale dovrebbero farsi interamente carico i trasformatori industriali” continua Sardegna Più. 

“Il lavoro del pastore e dei suoi familiari incide sul costo medio di produzione del latte, determinato da Ismeain 1,12 €, nella misura del 42% equivalente a 0,60 euro. Pretendiamo che questo valore sia stabile nel tempo e che venga determinato come parametro fisso che non possa subire le oscillazioni del mercato dei formaggi. Il nostro lavoro non può costituire una variabile al pari dei mezzi tecnici di produzione. In questo modo si avrebbe la certezza che in futuro che in futuro, il latte ovi-caprino, non possa essere remunerato al di sotto di 1 euro”, conclude l’associazione.

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