La crisi picchia duro sulle imprese femminili della Sardegna

La situazione delle imprese femminili in Sardegna.

La crisi picchia duro sulle imprese femminili della Sardegna. “Le imprenditrici hanno pagato il prezzo più alto della crisi pandemica, ma hanno anche saputo affrontare le difficoltà con eccezionali capacità di resilienza, problem solving, abilità multitasking. Su queste doti tipicamente femminili dobbiamo continuare a far leva per essere artefici del nostro futuro”. Con queste parole, la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai, ha commentato i dati sull’imprenditoria femminile in Sardegna e in Italia, elaborati nell’ indagine condotta per Donne Impresa di Confartigianato, dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna.

I dati.

In Sardegna le imprese femminili sono 38.933, il 22,8% del totale di tutte le attività produttive iscritte alle Camere di Commercio; 4.374 sono guidate da giovani under 35 (l’11,2% sul totale delle imprese femminili) e 2.607 da straniere (6,7% sul totale delle imprese femminili). Sono invece 5.899 quelle artigiane guidate da donne, il 15% sul totale delle imprese femminili, il 17% sul totale delle imprese artigiane. In questo settore il calo registrato rispetto al 2015 è stato dello 0,6% e dell’11,1% rispetto al 2008. A livello territoriale, nella vecchia provincia di Cagliari le imprese donna sono 15.938 di cui 2.434 artigiane, su Sassari-Gallura sono 12.583 di cui 2.084 artigiane, a Nuoro sono 7.286 di cui 1.031 artigiane e a Oristano 3.126 con 350 artigiane.

La crisi.

Quanto la crisi abbia picchiato duro sul lavoro delle donne lo dicono i numeri dell’analisi che evidenziano come queste oggi lavorino meno e siano anche più disoccupate rispetto al 2019. Nel periodo della pandemia nel Paese, infatti, si è registrato un calo del 7,8% dell’occupazione femminile indipendente, a fronte del -6,1% registrato dalla componente maschile.

Trend negativo anche sul fronte del fatturato delle imprese guidate da donne con una diminuzione di 4,4 punti rispetto alla media. Non va meglio per quanto riguarda gli impegni familiari dove le donne, nel ruolo di genitore, a causa della chiusura delle scuole durante la pandemia hanno sopportato un carico di lavoro doppio rispetto agli uomini. Per quanto riguarda il mercato del lavoro a ottobre 2021 l’occupazione rimane inferiore dello 0,8% rispetto ai livelli pre-crisi (febbraio 2020), tuttavia si registra un calo dell’1,1% della componente femminile di intensità doppia rispetto a quella degli uomini (-0,6%).

Un’analisi della dinamica dell’imponibile della fatturazione elettronica per settori, che considera il peso settoriale delle imprese femminili, evidenzia che i ricavi delle imprese femminili sono di 4,4 punti percentuali inferiori rispetto alla media.

“I dati confermano che la pandemia ha aggravato i problemi che esistevano già – continua la Presidente – oltre ad affrontare le maggiori difficoltà economiche dovute alla crisi, le donne hanno dovuto impegnarsi maggiormente nelle attività di cura dei propri familiari a causa della chiusura delle scuole. Le imprenditrici però hanno anche mostrato grandi capacità di reazione superando le difficoltà e portando avanti le proprie aziende. Servono politiche di sostegno che aiutino le donne e uscire da una situazione che le ha gravemente penalizzate”.

Record negativi ai quali, tuttavia, si accompagnano i primati positivi del nostro Paese che è al primo posto in Europa per il maggior numero d’imprese a conduzione femminile, ben 1.336.227. Se l’Italia è il “Paese dell’anno”, come ha decretato “The Economist”, questo numero dimostra che il merito è anche delle donne e della loro grande capacità di reagire e affrontare un momento così difficile come quello vissuto con la pandemia.

Il Pnrr e le prospettive per il futuro.

La Presidente evidenzia l’attenzione che, con il PNRR, il Governo dedica agli aspetti che possono colmare i gap riguardanti la conciliazione lavoro-famiglia e più in generale in tema di welfare che penalizzano in particolare le donne che svolgono attività indipendente. “Nel Piano di Ripresa e Resilienza, sono state stanziate risorse importanti che possono colmare i gap riguardanti la conciliazione lavoro-famiglia e più in generale in tema di welfare che penalizzano in particolare le donne che svolgono attività indipendente. Si tratta di risorse che vanno utilizzate in fretta per venire incontro a un mondo, quello delle imprese femminili, che va sostenuto anche nell’ottica di rendere duraturo e stabile lo sviluppo”.

Ma l’impresa donna ha l’opportunità di crescere anche attraverso il Fondo a sostegno dell’impresa femminile, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che incentiva la nascita di imprese femminili e per lo sviluppo e il consolidamento di quelle già esistenti apre una nuova fase per l’imprenditoria femminile. “Aprendo una nuova fase per l’imprenditoria femminile – commenta la Presidente – il Fondo rappresenta un’opportunità per sostenere, consolidare e sviluppare le imprese femminili con una particolare attenzione alle azioni di diffusione della cultura e la formazione imprenditoriale”.

“La difficile congiuntura sta portando, in ogni caso, a scelte aziendali più consapevoli e meditate, che potrebbero in parte essere legate anche alla crescente presenza femminile nelle funzioni di guida delle imprese – conclude la Presidente – incentivare la partecipazione femminile all’attività d’impresa, supportandone le competenze e la creatività per l’avvio di nuove iniziative economiche e la realizzazione di progetti innovativi, attraverso contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, è la strada giusta per una società più equa e inclusiva”.

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