L’arte delle previsioni: i segreti geopolitici dietro le variazioni di mercato

I mercati sono da sempre in balìa delle variazioni geopolitiche. Che si tratti di eventi politici che causano instabilità, di politiche commerciali globali, di relazioni internazionali o di tensioni geopolitiche, ognuno di questi fattori ha un impatto significativo sulla volatilità dei mercati e, di conseguenza, sulla borsa.

Volatilità del mercato: influenze politiche e tensioni geopolitiche

I mercati finanziari sono soggetti a modifiche apportate dagli eventi politici. Durante le elezioni, ad esempio, il mercato è molto volatile e ciò comporta dei rischi, ma anche delle opportunità per gli investitori. Quando si cerca di comprendere le previsioni del mercato, infatti, è fondamentale conoscere gli eventi politici che ne stanno influenzando le dinamiche.

Anche nel corso di tensioni geopolitiche e commerciali tra i paesi si verifica un enorme impatto sulla volatilità del mercato. Ciò avviene, ad esempio, quando i paesi sono impegnati in guerre commerciali, a cui seguono l’imposizione di tariffe a vicenda, l’interruzione delle catene di approvvigionamento globale, l’aumento dei costi per le imprese.

Un caso di studio sempre attuale sono le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, che nel corso degli anni hanno portato alla volatilità del mercato. In questo contesto, infatti, gli investitori tengono attentamente sotto controllo gli sviluppi e si muovono per anticipare e prevenire le potenziali conseguenze economiche.

Oppure ancora – se non soprattutto – gli attacchi terroristici, i conflitti militari, i disordini politici sono degli eventi geopolitici in grado di innescare una grande variazione di mercato. Questi episodi, infatti, aprono le porte al concetto di incertezza di mercato, dal momento che sorgono inevitabili le preoccupazioni sulla stabilità e sulla crescita economica dei paesi coinvolti.

Ad essere responsabile della volatilità del mercato, soprattutto quella a breve termine, sono anche le decisioni della banca centrale. Si pensi, ad esempio, ai cambiamenti nei tassi di interesse o nelle politiche monetarie che le banche centrali possono annunciare: le reazioni di mercato sono immediate, poiché gli investitori si muovono sulla base delle condizioni economiche future.

Conflitti geopolitici: come si comportano le borse

Ad ogni azione di guerra, ma anche solo minaccia, subito si scatena una reazione di mercato che ha un impatto sulle Borse mondiali. La variabile geopolitica è, infatti, una di quelle che più incide sulle previsioni borsa domani ma i cui effetti non dovrebbero essere a lungo periodo.

La carrellata di esempi di conflitti del passato che hanno causato la salita delle Borse è molto lunga. Dalla guerra in Siria all’attacco alle Torri Gemelle, dalla guerra in Iraq alla Primavera araba in Libia, dall’annessione della Crimea alla Russia alle più recenti guerre Russia-Ucraina e Israele-Palestina, i listini e i titoli di Stato hanno subito – e continueranno a farlo – parecchi colpi.

Tuttavia, sebbene già ci si è trovati in contesti geopolitici belligeranti, il comportamento dei listini durante una guerra è tutt’altro che chiaro. Ogni conflitto, infatti, porta con sé delle differenze (durata, numero di nazioni coinvolte, localizzazione geografica degli scontri), ma solo guardando agli eventi del passato, è possibile farsi un’idea di quali reazioni potrebbero riguardare le Borse.

Tendenzialmente, però, è stato osservato un calo dei corsi azionari nei periodi imminenti allo scoppio dei conflitti, per poi registrare una crescita dei listini nei primi giorni di guerra, con un rialzo più significativo nell’arco dei sei mesi.

Questo comportamento si verifica perché il mercato azionario non vuole essere vittima di incertezza. Pertanto, fino all’inizio ufficiale della guerra, la volatilità aumenta. Appena inizia lo scontro, però, l’incertezza cessa, diminuisce la volatilità e si procede con gli acquisti. Ma ciò è più evidente quando si tratta di conflitti di breve durata.

Guardando a questi eventi, si potrebbe affermare che la Borsa ottiene giovamenti dalle guerre. L’esempio più eclatante fu quello del Dow Jones, che salì del +21,2% durante la Prima Guerra Mondiale e del +23% nel Secondo Conflitto Mondiale. Ma anche nella storia più recente il Dow Jones è cresciuto: guerra di Corea +19,6%, guerra in Vietnam +20,5%.

Questi scenari, in conclusione, mostrano dei contesti in cui gli investitori acquistano le azioni dei comparti bellici perché sperano nella crescita dei guadagni delle attività legate all’industria di guerra. Ne consegue che l’impatto sulle variazioni di mercato risulta notevole.

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