La collana punica di Olbia.
La celebre collana di pasta vitrea di Olbia, trovata in una tomba punica, fu salvata dai nazisti dall’archeologo ebreo Doro Levi. È una storia avvincente che cominciò nel 1937, poco prima della Seconda Guerra Mondiale, quando la Soprintendenza alle Antichità della Sardegna cominciò una campagna di scavo in località Funtana Noa a Terranova Pausania (oggi Olbia).
In questa necropoli punica vennero trovate diverse tombe a pozzo nella roccia. A dirigere i lavori fu l’archeologo di origine ebraica Doro Levi. Lo studioso era professore ordinario all’Università di Cagliari in Archeologia e Storia e Soprintendente ad interim della Soprintendenza alle Opere d’Arte e di Antichità della Sardegna. Levi ricoprì questo incarico dal 1935 al 1938.
La collana fu trovata dentro una delle tombe appartenenti a una donna defunta, facente parte del suo corredo. Probabilmente, per il valore degli oggetti, la donna apparteneva a una famiglia ricca. Oltre alla collana, che oggi si trova al Museo Archeologico di Cagliari, erano state trovate delle brocche, uno specchio in bronzo e una moneta punica.
La collana era talmente bella che la voleva il vice di Hitler Herman Göring, che fu un collezionista di arte. Grazie a Doro Levi questo importante ritrovamento non finì nelle mani del nazismo. Egli si oppone con tutte le sue forze e la collana rimane affidata al Museo. A causa delle leggi razziali, l’archeologo nel 1938 venne rimosso dalla sua carica. Così dovette fuggire negli Stati Uniti e fino al ’45 rimane a Princeton per poi tornare in Italia nel 1946.