CBD: come usarlo per combattere il dolore

Negli ultimi anni, la ricerca sulla cannabis ha fatto passi da gigante. Tra i traguardi più rilevanti, rientrano senza dubbio quelli relativi alle proprietà del CBD o cannabidiolo. Questo fitocannabinoide è il più famoso dopo il THC. Quando lo si chiama in causa, è innanzitutto necessario rammentare il suo essere privo di effetti psicoattivi ma anzi capace di attenuare quelli che, come ben si sa, vengono provocati dal delta-9-tetraidrocannabinolo.

La ricerca, da diverso tempo a questa parte, si è concentrata tanto sulla sua efficacia antidolorifica. In attesa di vedere dove ci porterà la scienza, cerchiamo di capire, nelle prossime righe, qualcosa di più sugli effetti analgesici del cannabidiolo.

CBD contro il dolore: il quadro attuale

Il quadro attuale quando si parla del CBD e della sua efficacia antidolorifica è molto complesso. Prendiamo come esempio gli Stati Uniti, un contesto da tenere d’occhio quando si parla di innovazioni in campo medico e scientifico. Negli USA, non esistono farmaci a base di CBD approvati contro il dolore. L’unico medicinale che vede il cannabidiolo “protagonista” è l’antiepilettico Epidiolex.

Accanto a tutto ciò, c’è una popolazione che, come rivelato da diversi sondaggi, ricorre sempre di più al CBD per risolvere, senza il rischio di effetti collaterali, i problemi di dolore.

CBD e dolore cronico: ecco cosa sapere

Gli studi scientifici che hanno approfondito l’efficacia analgesica del CBD si sono concentrati in particolare sui suoi effetti sul dolore cronico, clinicamente inquadrabile come vera e propria patologia. Si tratta di una condizione che compromette fortemente la qualità della vita di chi la sperimenta in prima persona, arrivando a durare anche diversi mesi o, nei casi peggiori, anni.

Come dimostrato da diversi lavori scientifici – tra questi, è possibile citare le ricerche che hanno coinvolto il Sativex, farmaco utilizzato per alleviare le conseguenze della spasticità nei malati di sclerosi multipla – la combinazione tra THC e CBD può rivelarsi estremamente efficace nel contenimento del dolore neuropatico.

In merito all’applicazione del cannabidiolo nei casi clinici di dolore cronico, è degna di nota una revisione di studi pubblicata sulla rivista Frontiers in Pharmacology il 30 aprile 2020 e condotta da esperti attivi presso diverse realtà accademiche americane (tra cui l’Università del Minnesota).

Gli studiosi hanno posto innanzitutto l’accento sul fatto che, quando si parla del CBD nella gestione del dolore cronico, non ci si dovrebbe lasciare andare a un uso indiscriminato. Hanno altresì concluso, analizzando diversi studi preliminari, che l’efficacia analgesica del fitocannabinoide è dovuta a processi di modulazione che comportano una maggior biodisponibilità di mediatori endogeni del dolore come la serotonina.

Un’altra condizione che può portare ad avere a che fare con il dolore cronico è l’artrite reumatoide, malattia infiammatoria profondamente invalidante. In questo caso, è da citare uno studio del 2006, che ha scoperto che, a fronte della somministrazione del Sativex, il dolore dei pazienti coinvolti nel campione risultava sensibilmente ridotto (in confronto alla situazione del gruppo di controllo a cui era stato somministrato il placebo).

Olio di CBD come antidolorifico: consigli di utilizzo

A questo punto, è naturale chiedersi come utilizzare l’olio di canapa antidolorifico (ovviamente si parla di situazioni in cui non è presente la diagnosi di una patologia grave). Efficace anche contro problematiche come i dolori mestruali – quando sono particolarmente intensi, bisogna parlare di dismenorrea, una condizione che porta chi la vive a non riuscire a lavorare – l’olio di CBD, per sicurezza, dovrebbe essere assunto solo dopo aver chiesto consiglio al proprio medico curante.

Una volta ricevuto il suo nulla osta, si può iniziare a sceglierlo. In commercio esistono oli con diverse concentrazioni. Il principio attivo, infatti, non è mai puro, altrimenti l’organismo umano non riuscirebbe ad assimilarlo correttamente. Risulta diluito in un olio vettore, che può essere di diverso tipo (olio di oliva, olio di canapa e olio di cumino nero, giusto per citare alcuni degli esempi più famosi).

Se si è alle prime armi con l’assunzione di olio di CBD, il consiglio è quello di concentrarsi su soluzioni a bassa concentrazione, il 5% se possibile. L’olio andrebbe assunto al bisogno, versando, tramite il pratico contagocce di cui ogni confezione è dotata, il prodotto sotto la lingua. Non esistono indicazioni relative al dosaggio. L’unica cosa da fare è monitorare, di giorno in giorno, le reazioni del corpo. L’olio di CBD non andrebbe mai preso prima di mettersi alla guida.

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