Il sito archeologico di “Lu Brandali” a Santa Teresa Gallura

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Molto apprezzato dai visitatori.

I recenti dati diffusi nel mese di Agosto dal Ministro ai Beni culturali Dario Franceschini mettono in risalto gli ottimi flussi di visitatori nelle mete turistiche italiane più importanti,ma mettono in evidenza soprattutto un sempre maggiore interesse verso i luoghi della cultura. Turismo e cultura, un binomio sempre più inscindibile che in Italia non può che trovare terreno fertile, dato il ricco patrimonio che possediamo. Certo l’organizzazione e la cura dei monumenti/siti archeologici sono un tasto dolente; ancora oggi, infatti, non esiste un serio piano nazionale che abbia come obiettivo la valorizzazione delle ricchezze culturali, che preservila nostra identità e, al contempo, garantisca servizi al cittadino nonché posti di lavoro stabili.

Nel loro piccolo, però, amministrazioni locali e cooperative tentano di fare quel che possono per tutelare e gestire le ricchezze che il territorio ha avuto in eredità. Molto spesso il risultato di queste gestioni è più che positivo e, in Gallura, non mancano svariate eccellenze. Rientra fra queste il complesso nuragico di “Lu Brandali” di Santa Teresa di Gallura. Gestito dalla cooperativa “Cooltour”, il sito è una meta molto apprezzata dai visitatori tanto da essersi guadagnato le ambite cinque stelle sul sito di valutazione “Trip Advisor”.  Apprezzato anche per il suo posizionamento a ridosso sul mare, il complesso comprende un nuraghe, il suo villaggio e una tomba di giganti. Ad accogliere i visitatori vi è una modernissima struttura polivalente nella quale le guide illustrano ai visitatori ciò che andranno a vedere.

Il nuraghe, situato su un rilievo, è ancora sepolto dalla terra e dai suoi stessi crolli ma, nonostante questo, l’archeologa Angela Antona ne aveva già delineato le principali caratteristiche. Esso, infatti, si presenta come un tipico nuraghe “gallurese”ovvero una struttura che al suo interno presenta le caratteristiche del nuraghe a corridoio e quelle classiche di quello a tronco di cono rovesciato, ossia angusti corridoi e la copertura a falsa cupola (tholos). Attorno alla torre principale rimangono ancora le tracce di un antemurale dotato di diverse torri di minori dimensioni. Come di consuetudine per i monumenti galluresi, anche a “Lu Brandali” le antiche popolazioni nuragiche utilizzarono a loro favore gli affioramenti rocciosi, sui quali addossavano gli alzati murari sia del nuraghe sia quelli relativi all’antemurale e alle sue torri. Queste, anzi, venivano posizionate nei punti più alti, possibilmente dove uno spuntone di roccia naturale regalasse un prezioso slancio verso l’alto. L’accesso al nuraghe era consentito grazie a un ingresso monumentale situato nella cortina dell’antemurale. Una piccola curiosità riguarda una delle torri dell’antemurale che in età Medievale, dopo un intervento che l’ha dotata di un muro di rifascio interno ed esterno, è stata utilizzata come fornace per la produzione di calce.

Di particolare rilevanza è il villaggio che, a più riprese, è stato indagato anche da volontari sotto la direzione scientifica degli archeologi Antona prima e D’Oriano poi. Lo stesso è situato al di fuori dell’entrata monumentale ed è composto da capanne poste asimmetricamente fra  loro, tra le quali si insinuano stretti passaggi che spesso non trovano sbocco. Anche a “Lu Brandali” le capanne poggiano su ciò che rimane di murature preesistenti, segno che, nel tempo, il villaggio ha subìto notevoli rimaneggiamenti. Negli ambienti indagati sono state trovate ceramiche riconducibili al vivere quotidiano fra cuicontenitori atti alla lavorazione del latte,tegami e grandi contenitori destinati alla conservazione delle derrate alimentari.  Staccata dal villaggio da qualche centinaio di metri, la tomba di giganti di Lu Brandali non può certo essere citata fra quelle più monumentali, tuttavia le risultanze degli scavi condotti negli anni ‘80 sono state di gran lunga più fruttuose rispetto a quelle inerenti tombe di giganti ben più blasonate. Il monumento si inserisce nella fattispecie di tombe definite a filari, che si differenziano dalle tombe in cui l’esedra è composta da lastre di granito infisse a coltello (Coddu ‘Ecchju, Li Lolghi ecc. nel territorio di Arzachena). La tomba di “Lu Brandali”, dunque, nella parte anteriore era composta da blocchi sbozzati di granito posti gli uni sugli altri.

L’importanza della tomba è stata custodita nei millenni all’interno del corridoio funerario. Al momento degli scavi, infatti, gli archeologi hanno rinvenuto una cinquantina di scheletri. Per la prima volta è stata riconosciuta con chiarezza la deposizione primaria, ovvero la sepoltura dei corpi nella loro integrità, senza che un processo di scarnificazione intervenisse prima. Solo nella parte terminale del monumento erano presenti resti di ossa disgregate, segno che queste venivano spinte verso la parte terminale del corridoio al fine di creare spazio per le nuove sepolture.

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