La lettera di un padre preoccupato di Tempio.
Sono una persona che crede nelle istituzioni. Sono una persona che crede nella scienza. Sono una persona che cerca di rispettare le regole. Ma sono anche un padre che in questo momento cerca delle risposte.
Da quando mia figlia ha iniziato ad andare a scuola lo scorso mese di settembre ho dovuto combattere la mia paura che potesse contrarre il Coronavirus e potesse trasmetterlo alle persone più fragili della nostra famiglia.
Eʼ stata una paura profonda attenuata dalla semplice quanto ingenua considerazione che la scuola e le istituzioni in generale avrebbero garantito lʼincolumità di mia figlia ed uno scrupoloso controllo affinchè non ci fossero contagi o, se ci fossero stati, di limitarli nel minor tempo possibile.
Facendo cosa? Ciò che ci è stato detto e ridetto nelle settimane che hanno preceduto lʼinizio delle scuole:
1. Qualsiasi bambino con sintomi o che fosse stato a contatto con un positivo accertato sarebbe dovuto essere isolato in aula Covid, si sarebbero dovuti contattare i genitori e se il pediatra lo avesse ritenuto opportuno avrebbe prescritto un tampone per accertarne o meno la positività.
2. Accertata la positività si sarebbe dovuto mettere in isolamento il bambino, i genitori (a cui si sarebbe dovuto fare il tampone), tutta la classe, gli insegnanti e tutte le persone venute a contatto. Naturalmente anche a tutte queste persone (sintomatici e non) si sarebbe dovuto fare un tampone per scongiurare lʼinizio di un focolaio.
LʼAzienda Sanitaria si sarebbe occupata di gestire lʼeffettuazione di questa sequela di tamponi.
Allʼinizio della scorsa settimana siamo venuti a sapere che una delle prime classi della scuola elementare era stata posta in isolamento per la presenza di un caso di positività. Tutto questo senza che vi fosse alcun comunicato ufficiale nè dalla scuola, nè dal Comune, né tantomeno dallʼATS.
Un atto dovuto visto che insieme alla classe sono state messe in isolamento domiciliare anche le docenti, le quali insegnano anche nella classe di mia figlia. Ho comunque pensato che tutto sarebbe stato monitorato in maniera eccelsa dallʼATS con la programmazione di tamponi a tutti i bambini della classe e il corpo docente.
Ma cosí non é stato, visto che solo dopo qualche giorno dallʼinizio della quarantena, lʼAzienda Sanitaria ha comunicato ai genitori dei bimbi della classe in isolamento che senza la presenza di sintomatologia il tampone non sarebbe stato fatto.
Lʼunica accortezza sarebbe dovuta essere una limitazione dei contatti in famiglia per qualche giorno, senza tenere conto che per alcuni bimbi con particolari esigenze queste misure non sono attuabili. E se parte dei bambini fossero portatori asintomatici del virus e quindi contagiosi per gli altri? Eʼ inquietante pensare che la tutela della nostra salute sia lasciata al caso, a dei protocolli che non hanno un senso logico, e a quei pochi genitori che, con grande coscienza, stanno effettuando i tamponi a proprie spese.
Dove sono le istituzioni preposte alla limitazione del contagio? Dove sono finite quelle rigide misure da attuare in questi casi? Dove sono i tamponi? Quanto si puó credere ai numeri ufficiali dellʼepidemia a livello regionale se anche quando ci sono dei casi accertati di positività lʼATS non effettua i tamponi per individuare il numero esatto dei positivi e valutare la reale portata del contagio? Come si decide quando una classe o una scuola va isolata o chiusa se non si conoscono dati realistici?
Io sono profondamente convinto che la didattica in presenza sia importantissima soprattutto per i bambini piú piccoli per la loro crescita dal punto di vista didattico e personale, ma credo anche che ci debbano essere le condizioni di sicurezza per farlo. E in questo caso non ci sono perché non sappiamo se e quanti bambini (o insegnanti) hanno realmente contratto il virus. Se chi é deputato al monitoraggio non lo fa con tutti gli strumenti disponibili la salute dei nostri figli non é tutelata a dovere.
Il timore è che i numeri dellʼepidemia nella mia città, Tempio, e di conseguenza a livello regionale siano ampiamente sottostimati. Dai nostri figli si stanno pretendendo dei sacrifici enormi per rispettare le regole anticontagio e lo stanno facendo con unʼattenzione che mi sorprende ogni giorno. E questi sacrifici voglio e pretendo siano ripagati da unʼaltrettanto attenta e puntale azione delle autorità competenti che per ora si è rivelata superficiale, approssimativa e fuorviante.
Credo che queste siano domande non solo mie, ma di qualsiasi altro genitore, che é frastornato da una situazione tanto complessa quanto sempre più preoccupante. E dare delle riposte in merito sarebbe già qualcosa.
Un padre preoccupato.