Un nuovo aeroporto nella piana di Chilivani per i voli intercontinentali?

Lo sviluppo del traffico aereo e l’aeroporto di Olbia.

Apprendo con interesse che l’Ad di Geasar Silvio Pippobello auspica un intervento delle compagnie aeree affinché le stesse possano volare anche la notte per fronteggiare l’intenso traffico aereo nei mesi cruciali estivi. La politica mai è stata lungimirante e probabilmente mai lo sarà almeno fino a quando non si confronterà umilmente con chi di trasporti e di turismo ne ha fatto uno stile di vita.

A febbraio l’aeroporto di Olbia chiuderà per 40 giorni (finalmente aggiungo io) per le opere di allungamento della pista. Progetto decennale che faceva riferimento ai famosi lavori del G8. Prevedeva la lunghezza dai 2.4 km attuali a 3 km per consentire l’arrivo di aeroplani con capienza superiore ai 250 passeggeri, ovvero chiamati Heavy (pesanti).

Col passare degli anni paradossalmente i fondi destinati all’opera diminuiscono e come naturale conseguenza diminuiscono anche i metri di asfalto, tanto che ad oggi, porteranno il fine lavoro ad una lunghezza di circa 2700 metri. Tanto basterà per far atterrare e decollare aeroplani di lungo raggio a pieno carico ad Olbia.

Fin qui le buone notizie. Questo non risolverà sicuramente il problema del traffico, in quanto bisogna ricordare che a maggio dello scorso anno il radar operativo per il traffico aereo (uno dei più sofisticati) venne incredibilmente eliminato.

Il progetto ENAV ( ente nazionale assistenza al volo) considerando Olbia di “secondo livello” fa retrocedere l’ aeroporto gallurese creando non pochi problemi di traffico aereo. In sostanza con la mancanza del radar, il traffico viene ridotto di circa il 50% in quanto, gli aeroplani devono mantenere una distanza più o meno del doppio di quanto non fosse possibile con l’apparato funzionante.

Nel silenzio più totale della politica che ovviamente di trasporto aereo ne sa quanto io posso saperne di ingegneria idraulica. La buona volontà di Geasar di ristrutturare l’aeroporto e di renderlo sempre più appetibile alle compagnie aeree, non si sposa con la mediocrità della classe politica che mai ha ascoltato i diretti interessati. Si continuerà a perdere tempo e a programmare cose che quando saranno finite saranno già vecchie.

Esiste una realtà inconfutabile, cioè che se mai in Sardegna si pensasse di far transitare 20 o 30 milioni di passeggeri, gli aeroporti attuali non lo consentirebbero in quanto sprovvisti di almeno una doppia pista cosa che, per l’orografia non sarebbe attuabile in nessuno degli scali sardi.

Bisognerebbe allora studiare già da adesso (secondo me siamo già in ritardo) un progetto che consideri un unico aeroporto intercontinentale che consenta un tale flusso di persone costruendo un’infrastruttura magari nella piana di Chilivani dove con treni veloci si possa arrivare da tutte le destinazioni della Sardegna in un’ora o anche meno. Ovviamente per me rimane un sogno quasi irrealizzabile.

Ma lo fu per caso anche per il Principe che costruì la Costa Smeralda a fine anni Sessanta con soldi suoi pensando a come sarebbe stata la Gallura dopo 40 anni? È vero è stato lungimirante un po’ come i nostri politici. O sbaglio?

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