Invece che al taglio dei parlamentari un No alle vere storture nostrane

Il voto per il No al referendum.

Lo sforbiciatore inventa il mandato zero. Chi non ricorda la foto dell’allora capo politico dei Cinquestelle che sforbiciava un poster in cui erano rappresentate le Poltrone? E’ lui che qualche mese dopo, tra sconcerto e risate non proprio sommesse, inventa il mandato zero che altro non serve a confermare (fino a nuova idea) la fine della carriera politica al termine del mandato elettivo numero DUE. 1°) Mandato ZERO; 2°) Mandato UNO; 3°) Mandato DUE.

Senza scomodare la matematica, basta l’aritmetica, che oggi contamina i pargoli fin dalla scuola materna, a lasciare disorientati molti di noi. Dopo avere eliminato la povertà comunicandolo al mondo dal balcone di Palazzo Chigi ignorando quanto sarebbe stato storicamente più penetrante urlarlo da Palazzo Venezia, eccolo intento a eliminare la logica che sostiene le quattro operazioni primarie. E, terzo ma non ultimo, ora si appresta a portare a casa il taglio del numero dei parlamentari ferme restando alcune cose: a) le liste saranno comunque bloccate e i parlamentari, pochi o molti, li sceglieranno ancora le segreterie dei partiti e non gli elettori; b) nella scrematura numerica saranno salvi quelli avvezzi al terreno scivoloso e quindi i più inaffidabili; c) la Sardegna perderà dieci parlamentari e la Gallura, in assenza di una preventiva rideterminazione dei collegi, perderà ogni rappresentatività.

Non mi pare un risultato egregio. Ancor meno se penso che al movimento che avrebbe dovuto aprire il Parlamento come fosse una scatoletta di tonno si sono aggiunti, man mano, tutti i partiti e questo aspetto odora di bruciato lontano un miglio. Riflettendo su quanto potrebbe accadere in caso di vittoria del SI è facile trarre una immediata e nefasta conseguenza: i partiti rafforzeranno il potere sugli eletti e il Parlamento perderà buona parte delle prerogative di rappresentanza dei cittadini a vantaggio del Governo di turno. Ci si avvia verso la profezia di Casaleggio secondo il quale nel medio periodo la democrazia sarà strutturata in modo da poter fare a meno del Parlamento? Uomo forte in vista? Pieni poteri come fossimo nell’Argentina del generale Videla? Non perdiamoci nella risposta compulsiva a un quesito apparentemente attraente.

La base di partenza della riforma costituzionale è il vantaggio economico che deriverebbe dalla riduzione dei parlamentari. Possibile che non possano essere toccate le loro prerogative economiche e non solo? Possibile che il personale delle due camere e quello in forza nei palazzi del potere debba avere remunerazioni altissime e nessuno se ne preoccupi? Perchè il barbiere della Camera a fine carriera guadagna il quadruplo di un insegnante di pari anzianità? Queste sono le vere storture delle quali dovrebbe occuparsi l’opinione pubblica e non la quantità dei Parlamentari eletti in una nazione che necessita, per la sua disposizione geografica estrememente verticale e per la grande differenza di densità abitativa, di migliore e non minore rappresentatività.

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