Basket, Sos Aranzos divertirsi con la palla a spicchi

La pallacanestro genuina della Sos Aranzos.

Sos Aranzos Basket nasce due anni fa da una chiacchierata in spiaggia tra amici. “Ad avere l’idea sono stati Gian Carlo Demuro, Alberto Lombardi e Massimo Mura“. Il relax dell’arenile di Sos Aranzos da trasferire sul parquet. Così racconta Roberto Vitiello, cresciuto a pane e basket, punto di forza della compagine arancione protagonista del torneo di Promozione Regionale. “E’un basket forse meno tecnico, ma sicuramente più battagliero“. Con un’età media non verdissima. “Ci sono tanti ex giocatori di livello che vogliono continuare a divertirsi senza le tensioni di un campionato più importante”. Anche se alcune volte ti puoi trovare davanti una squadra composta da giovanissimi. “In quei casi per tre quarti del match riusciamo a gestire la partita con l’esperienza, ma poi, nove volte su dieci, la corsa ha la meglio sulla saggezza e nell’ultimo quarto la maggiore freschezza ha il sopravvento”.

Rose che fanno i conti con gli impegni quotidiani. “Lavoro, famiglia, contrattempi. A volte ti trovi a dover affrontare una trasferta ai minimi termini”. Non sempre finisce male. “L’anno scorso a Dorgali siamo andati in sei e abbiamo vinto“. Allenamenti in orari impossibili. “Iniziamo alle 21 e 30, dopo quelli delle categorie superiori. Quasi sempre si va a letto dopo mezzanotte”. Un basket vero. “Magari ci sono meno regole ferree di comportamento, ma è una pallacanestro genuina. D’altronde ci troviamo in palestra dopo una giornata di lavoro. Se dedichiamo mezz’ora a berci una sana birretta non è la fine del mondo”.

Un basket piacevolmente sociale. “Sul campo si lotta con il coltello tra i denti, a nessuno piace perdere. Ma al suono della sirena il “terzo tempo” è un appuntamento che non manca mai”. Allegria, pacche sulle spalle, immancabili “sfottò”. Il sale dello sport. L’obiettivo stagionale della Sos Aranzos Basket? “Divertirci vincendo il maggior numero di partite possibile“. Per poi festeggiare davanti ad una pizza fumante. “Mi sembra il minimo. Il giusto premio per i nostri sacrifici”.

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