Il figlio di De André fa pace con Tempio e incanta il pubblico del Parco Grandi

Duemila persone sul prato del Parco Grandi a Tempio.

Dopo l’ampio successo di pubblico del Faber Festival, il mito di De André continua a far sognare la città di Tempio Pausania. Stavolta è toccato al figlio dello stesso Faber, Cristiano, completare la magia con il concerto di ieri sera.

In una location surreale, Tempio si è trasformata in una piccola Woodstock con il pubblico tempiese e non, seduto per la prima volta sul prato erboso del Parco Grandi, mentre il Monte Limbara e la luna facevano da sfondo ad un’atmosfera suggestiva.

Due ore e mezza di musica, un viaggio personale nel quarto concept-album “Storia di un impiegato”(1973) in cui Faber aveva affrontato il tema del potere e della ribellione: brani arrangiati in chiave rock dai suoi musicisti, sfruttando giganteschi pannelli e immagini storiche del maggio francese.

Sul palco Cristiano è in sintonia con l’energia della musica che esprime finché, dopo aver chiuso la reinterpretazione dell’album, si ferma per parlare con il pubblico. La sua, come dirà egli stesso, è una morale laica: in linea con le idee anarchiche del padre, invita i cittadini a tornare nelle piazze per creare comunità di ascolto, propositive e pacifiche. E non a caso, invita gli spettatori a scambiari un cinque di pace.

“Amo Tempio e la Sardegna”, confessa poi ai tempiesi che lo applaudono. Ma il suo messaggio era già stato chiaro nei giorni precedenti, durante i quali aveva dichiarato di voler “fare pace con questa città e chiudere un cerchio”.

Poi è la volta dei grandi successi come “Don Raffaè”, “Amore che vieni, Amore che vai”, “Desamistade”, “Anime Salve”, dove Cristiano si alterna al pianoforte e alla chitarra acustica con il kazoo, fino ai pezzi rock-blues come “Quello che non ho” e le ballate in lingua genovese dall’album Crêuza de mä. Parco Grandi è affollato e balla sotto le note finali de “Il pescatore”. Un concerto che Tempio ricorderà ancora per molto tempo.


Foto di Vittorio Ruggero.

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