Quei tanti nomi sconosciuti a cui sono dedicate le vie di Tempio – 1 parte

Molte vie di Tempio sono dedicate a grandi personaggi tempiesi e sardi. Molti di questi sono però pressoché sconosciuti nonostante la loro importanza per la città, la Sardegna e l’Italia.

Iniziamo il viaggio con alcune vie dedicate a personaggi quasi sospesi fra la finzione e la realtà. Tutti loro sono esistiti realmente, ma le loro gesta e il modo in cui sono state raccontate li hanno resi quasi degli eroi mitici.

Via Amsicora. Le sue vicende ci vengono raccontate da Polibio e Tito Livio. Sarebbe stato il più grande proprietario terriero della Sardegna del suo tempo e nel 215 a.C. avrebbe condotto la ribellione delle città sardo-puniche della costa contro l’occupazione romana. In epoca moderna è stato assunto dai sardi come simbolo della lotta isolana contro tutti gli “oppressori stranieri”

Via Iosto. Figlio di Amsicora, mentre il padre si dirigeva verso il nord Sardegna in cerca di rinforzi, Iosto sarebbe stato preso dall’impazienza e avrebbe scagliato un’offensiva contro i romani, subendo una grave sconfitta. Avrebbe dunque riparato nella zona dove ora sorge Santa Maria di Pittinuri, attendendo l’arrivo sull’isola del condottiero cartaginese Asdrubale, fratello del ben più noto Annibale, che valicò le Alpi con gli elefanti.

Via Nino di Gallura. Al secolo Ugolino Visconti, fu ultimo Giudice di Gallura e amico di Dante Alighieri. Viene citato nella sua Divina Commedia al canto ottavo del Purgatorio e viene detto il “Nin gentil”. Il canto dantesco continua citando il simbolo di Tempio e della Gallura con la terzina “Non le farà sì bella sepoltura / la vipera che Melanesi accampa / com’avria fatto il gallo di Gallura”. Nella via di Tempio a lui dedicata sorge la sua presunta dimora tempiese.

Via Michele Zanche. Rimaniamo nel mondo di Dante Alighieri e nella sua opera. Compiamo il viaggio inverso e dal Purgatorio ci spostiamo all’Inferno. Al XXII Canto, il sommo poeta cita fra i barattieri, ovvero i truffatori, nello specifico pubblici funzionari corrotti, il nobile sardo Michele Zanche. Zanche fu forse nominato nel 1239 vicario nel Giudicato di Torres da Re Enzo, altri ritengono abbia lui stesso usurpato il Giudicato. Zanche fu ucciso dal genero Branca Doria, citato nel canto successivo.

Piazza Eleonora d’Arborea. La piazzetta rionale alla fine di via Monti Masa. Anche di Eleonora si è scritto e detto molto. Regnò sul Giudicato di Arborea tra il 1383 e il 1403 e ne riformò la Carta de Logu. Il suo nome è legato soprattutto alla lotta senza quartiere contro il predominio aragonese. Questa sua lotta la portò ad avere il controllo quasi dell’intera isola; proprio per questo anche Eleonora d’Arborea, assieme ad Amsicora e altri, fa parte di quel pantheon di “Eroi nazionali sardi”. Tutto ciò che è ascrivibile all’antichità è, nel folklore e nella tradizione sarda, legato alla sovrana arborense e ne viene fuori l’immagine di un’eroina senza tempo, regina di uomini, piante (la quercia arbòrea) e animali (il falco della regina).

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