Tra chiese, luoghi di culto e moschee quanta voglia di nuove religioni che c’è a Olbia

Il numero dei fedeli a Olbia.

Quanto crediamo in Dio? Se guardiamo gli ultimi dati, come quelli emersi dall’ultima ricerca condotta nel 2017 (Ipsos Mori), il 74.4% degli italiani, pari a circa 45 milioni di persone, si dichiara cattolico, mentre le altre religioni insieme rappresentano il 3%. Dati simili al contesto di Olbia, dove il numero dei fedeli cattolici pare sia addirittura maggiore e le altre confessioni sono in crescita, comprese le religioni minori.

“E’ difficile stimare il numero dei fedeli olbiesi poiché non abbiamo nemmeno una stima certa su chi è praticante. Poi c’è anche la questione dell’immigrazione di fede cattolica, difficile da censire sebbene sia numerosa. Potrei dire approssimativamente che non meno del 90% degli olbiesi sono di religione cattolica e consideriamo anche gli immigrati di fede cattolica”, dichiara don Mauro Bucciero, viceparroco alla Sacra Famiglia, da anni vicario giudiziale del TEIS, ovvero il Tribunale ecclesiastico interdiocesano sardo. Olbia è dunque una città di credenti? Sembra proprio di sì, considerando anche che negli ultimi anni sono state costruite nuove parrocchie. Per non parlare delle chiese restaurate di recente.

Eppure è impossibile non notare come le chiese si svuotino sempre di più. Da cosa è dovuto? “Forse perché da avere quattro parrocchie siamo passati ad averne dieci, quasi una in ogni quartiere, però preoccupa anche quel 10% di olbiesi che si dichiarano contro la chiesa. Cosa ben diversa da appartenere ad altre confessioni o essere indifferenti”, risponde don Mauro. La fede cattolica ad Olbia è, comunque, radicata da quasi mille anni. La più remota testimonianza cristiana nella città di Olbia è rappresentata, infatti, dalla basilica di San Simplicio, il più antico monumento religioso della Sardegna nord-orientale, risalente tra la fine dell’ XI secolo e la prima metà del XII. In tutto, i luoghi di culto cattolico in città sono 13, incluse le “chiesette” campestri. Con la già citata San Simplicio, le chiese cattoliche cittadine sono 8, la maggior parte delle quali – eccetto San Paolo e San Simplicio – sono di architettura contemporanea.

Invece, le chiese campestri più antiche, molte delle quali poco conosciute, sono state edificate dal medioevo al 1800. La Chiesa di Cabu Abbas (1160), San Vittore Martire (XVII-XVIII secolo), Santa Lucia (1866), Spirito Santo (XII secolo, ricostruita nel 1799 e restaurata nel 1960, Sant’Angelo (1800), San Ponziano (alto medioevo), Santa Mariedda (XVIII secolo). Per quanto riguarda le altre confessioni religiose, le comunità più numerose, dopo quella cattolica, sono quella islamica, quella dei Testimoni di Geova e la chiesa evangelica. La chiesa evangelica di Olbia si divide in due dottrine, battista e pentecostale e fanno entrambe parte della confessione protestante. “L’associazione che sostiene la fede battista non è più operativa da 15 anni. Chi appartiene alla fede battista frequenta comunque la chiesa pentecostale”, fa sapere Annamaria Campennì referente dei battisti. La comunità dei Testimoni di Geova è in crescita anche a Olbia.

Nel mondo ci sono circa 8 milioni di Testimoni di Geova. Le statistiche vengono effettuate dalla comunità, conteggiando coloro che partecipano ogni mese alle predicazioni. Ogni mese, i Testimoni presentano volontariamente alla congregazione locale un rapporto della propria attività di predicazione. Tutti i rapporti vengono inseriti in una tabella e conteggiati. I totali vengono mandati alla filiale locale. Ogni filiale, successivamente, invia i totali alla sede mondiale e alla fine di ogni anno ogni viene censito il numero dei Testimoni per anno. Nell’Isola ci sarebbero anche circa 33.000 i musulmani di differenti nazionalità di origine, principalmente marocchina (377), pachistana (377), senegalese (499).

I musulmani olbiesi oggi hanno una loro moschea, o meglio il Centro Culturale Islamico. Grazie ai fondi dell’Unione islamica la comunità ha potuto acquistare una casa indipendente e riconvertirla in un luogo per le funzioni religiose. Prima i fedeli si riunivano in via Mameli. Non era una moschea, ma un vecchio magazzino adattato per le celebrazioni. “La moschea esiste dal 2013 e si trova in via Tavolara e altri due luoghi di culto frequentati da cittadini senegalesi. Non abbiamo stime precise solo per la città di Olbia, ma in tutta la Gallura ci sono circa 2000 fedeli musulmani stabili, mentre nel periodo estivo aumentano”, spiega l’imam Maalaoui Hamadi, che guida tutta la comunità islamica gallurese.

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