Coronavirus all’isola di Santo Stefano, l’attacco del sindacato: “Lavoratori buttati allo sbaraglio”

L’intervento della Filcams Cgil Gallura sui casi di coronavirus all’isola di Santo Stefano.

Sui casi di coronavirus nel villaggio turistico di Santo Stefano a la Maddalena interviene anche il segretario Filcams Cgil Gallura Danilo Deiana con un duro attacco sulle condizioni dei lavoratori.

Dei contagiati 25 su 26 sono lavoratori – commenta la Filcams Cgil Gallura – non possiamo che esprimere preoccupazione, come più volte avevamo detto nelle settimane precedenti, per le condizioni in cui sono costretti a operare i lavoratori. Quando hanno iniziato a fare i tamponi a Santo Stefano, prima che uscissero i risultati, i lavoratori hanno continuato a operare così come facevano precedentemente. Solo dopo l’esito sono stati bloccati, chiusi in una camera senza avere nessuna comunicazione in merito se non quella di essere risultati positivi. Passano loro il cibo da dietro una porta quindi, in questo momento, sono in una situazione quasi da carcerati e sono isolati da tutto ciò che avviene all’esterno, alcuni di loro hanno già stati febbrili in corso e hanno necessità di cure mediche e di medicinali”.

“I lavoratori non hanno ricevuto nessun tipo di informazione relativa a come comportarsi per evitare il contagio da Covid-19, quindi sono praticamente stati buttati allo sbaraglio senza indicazioni e formazione rispetto a come gestire eventuali situazioni di questo tipo. Con questa azienda c’erano anche altre criticità sotto l’aspetto contrattuale e infatti abbiamo in atto anche delle vertenze per differenze retributive legate al lavoro straordinario non riconosciuto, ferie e permessi non fruiti e non pagati, del quale si fà molto uso: parliamo anche di 10 ore al giorno senza riposi. Si tratta di una situazione complicata e difficile da gestire anche perché gli organi preposti, per tutta una serie di problemi, al momento non sono operativi al 100%”.

“Noi abbiamo – continua il segretario Deiana – già denunciato la situazione diverse settimane fa circa la situazione critica nel mondo del lavoro legato al turismo e particolarmente in relazione alla pandemia, a come poter affrontare e gestire la situazione nella maniera adeguata. Noi eravamo una regione Covid-free e la diffusione del virus in Sardegna si è avuta con l’arrivo dei turisti in Gallura e nelle strutture ricettive, purtroppo si è abbassata la guardia pensando che il pericolo fosse passato, ma non è stato così e i dati dei contagi in questo ultimo periodo, in particolare del mese di agosto dove si è avuta una presenza importante di turisti lo dimostrano”.

Non può si può abbassare la guardia. Noi abbiamo intenzione, come già denunciato, di informare tutte le sedi opportune, prima fra tutte l’Ispettorato del lavoro e Spresal, per poter fare le verifiche del caso e verificare nello specifico le condizioni in cui versano i lavoratori all’interno delle strutture ricettive, in particolare come quella del Santo Stefanoe verificare se effettivamente è stato applicato e si stà applicando la normativa in coerenza con le previsioni del Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro condiviso il 14 marzo 2010 fra il Governo e le Parti Economico-sociali”.

“Il problema è sempre lo stesso: ci troviamo in una situazione in cui non c’è personale adeguato per poter essere presenti con i controlli in un territorio così vasto come quello della Gallura. Non abbiamo strutture in loco e gli addetti arrivano da Sassari, per cui molte volte e le segnalazioni che facciamo circa gli interventi da effettuare nelle aziende diventano problematiche e capita che gli interventi arrivino tardi rispetto alla denuncia. Da tempo noi chiediamo un potenziamento dell’Ispettorato, la presenza in loco quantomeno nella stagione turistica, se proprio non si può avere tutto l’anno, così che tutto possa essere gestito in maniera celere e nella migliore maniera possibile”.

“Comunque in tutta la Sardegna c’è il discorso della non applicazione contrattuale, dell’incremento dei contratti pirata da parte di diverse società, tanto che molti lavoratori arrivano al punto di rivolgersi a noi per dimettersi di loro spontanea volontà perché non riescono più a lavorare in queste condizioni, assolutamente condizioni inaccettabili da medioevo, quasi da caporalato senza rispettare la dignità della persona pur di ottenere un profitto. La frase è sempre la stessa: “Se ti va bene, è così, altrimenti la porta è quella”. Per contrastare questi fenomeni noi abbiamo però la necessità, come dicevo prima, che gli organi preposti ci diano una mano e siano conseguenti rispetto alle denunce che noi quotidianamente facciamo” conclude il segretario Filcams Cgil Gallura Danilo Deiana.

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