Il boom di crociere a Olbia e le dichiarazioni dei commercianti.
La stagione delle crociere a Olbia è pronta a partire. Il 29 marzo è attesa la motonave Aidadiva, che porterà a Olbia 2.500 passeggeri, seguita il 5 aprile dalla britannica Marella Explorer II, con i suoi 2.000 turisti a bordo. Durante il mese sono attesi anche gli arrivi di Costa Pacifica (3.700 passeggeri) e MSC Musica (2.500 passeggeri), mentre a chiudere la stagione crocieristica sarà la Seven Seas Voyager, con i suoi 6000 ospiti, che salperà il 29 novembre.
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Con 94 approdi confermati – che potrebbe aumentare – e un numero di passeggeri che potrebbe superare i 95mila del 2024, il porto dell’Isola Bianca si conferma il secondo scalo crocieristico della Sardegna dopo Cagliari.
Ma quale impatto hanno queste presenze sull’economia locale? Gli operatori commerciali si confrontano con una realtà fatta di grandi numeri, ma di guadagni spesso contenuti. Se bar e ristoranti beneficiano del flusso di turisti, per i negozi il discorso è più complesso, perché sulle navi sono presenti i negozi e poi ci sono le vendite on line. Il turismo crocieristico porta vantaggi, ma per renderli davvero incisivi serve una strategia più efficace.
Oggianu: “Bisogna lavorare su eventi e iniziative”.
Edoardo Oggianu, vicepresidente di Confcommercio e coordinatore dell’Area Nord Est Sardegna, vede nelle crociere un’opportunità concreta: “Ogni anno arrivano le navi da crociera e ben vengano, perché portano un aumento del flusso turistico. L’impatto economico c’è, ma dipende molto dalla tipologia di crocieristi. Noi dobbiamo essere pronti ad accoglierli e offrirgli servizi adeguati per invogliarli a spendere”, dichiara.
Il commercio locale, secondo Oggianu, si sta adattando alla stagionalità delle crociere.
“Durante il periodo di arrivo delle navi, le attività sono aperte al 100% – aggiunge il vice presidente di Confcommercio – Sappiamo che i crocieristi hanno orari precisi: scendono la mattina e risalgono la sera, quindi tocca a noi creare un’offerta interessante. Al momento, chi ne beneficia di più sono bar e ristoranti, perché il crocierista si concede un gelato, un pranzo o un caffè, mentre lo shopping è più limitato. La vera sfida è la destagionalizzazione. Olbia ha un grande potenziale, ma dobbiamo essere realisti: il nostro turismo si basa su sole e mare. A gennaio, un turista qui cosa può fare? Bisogna lavorare su eventi e iniziative, e noi di Confcommercio ci stiamo impegnando in questa direzione”.
Un primo passo è stato la rinascita del Centro Commerciale Naturale del centro storico, che mira a rendere la città più attrattiva. L’idea è quella di allungare la stagione turistica, mantenendo le attività aperte almeno fino al 10 gennaio e lavorando per creare nuovi appuntamenti dopo febbraio.
Simula: “Non è possibile che le navi arrivino e trovino negozi e ristoranti chiusi”.
Anche Gianni Simula, direttore provinciale di Confesercenti, sottolinea l’importanza delle crociere per l’economia locale: “Il numero delle navi è importante – dichiara – ma bisogna considerare anche il profilo del crocierista medio. Spesso si tratta di un turismo mordi e fuggi, dove il passeggero scende, visita la città e spende poco. Tuttavia, anche una spesa minima, moltiplicata per migliaia di persone, può comunque rappresentare un’opportunità per il commercio locale”.
Simula evidenzia però una serie di criticità, legate soprattutto alla scarsa programmazione e alla stagionalità dell’offerta. “Noi continuiamo a chiedere alla Regione una pianificazione più efficace – aggiunge Simula –. Non è possibile che le navi arrivino e trovino negozi e ristoranti chiusi. Questo problema si verifica soprattutto nei mesi di bassa stagione. Se le crociere sbarcano prima del 20 aprile, ad esempio, il rischio è che i turisti trovino una città spenta, con poche attività aperte. E questo si riflette negativamente sull’immagine di Olbia.”
Il tema della programmazione riguarda anche gli eventi. Secondo Simula, la Sardegna spreca molte occasioni per attrarre turisti fuori stagione: “Facciamo i concerti tutti nello stesso periodo – afferma – i carnevali sono frequentati quasi solo da residenti. Servirebbe un piano più strategico. Le crociere potrebbero portare nuovi posti di lavoro, ma solo se il tessuto economico locale è pronto”.
Mentre il centro storico di Olbia vede un incremento di presenze durante gli sbarchi, la situazione cambia per chi opera in altre zone della città. A raccontarlo è Tomaso Budroni, ristoratore e gestore del ToMè, locale affacciato sul lungomare. La sua testimonianza è chiara: i passeggeri delle navi da crociera, una volta sbarcati, tendono a non spingersi oltre il centro storico.
Un commerciante del lungomare: “Non offre ancora un vero punto di richiamo per i visitatori”.
“I crocieristi qui non arrivano, si fermano molto prima, al massimo in piazza Crispi. Però devo dire che da quando hanno completato il tratto pedonale sotto la sopraelevata, che collega il lungomare al centro, qualcuno riesce ad arrivare. Non sono numeri alti, ma rispetto a prima è un piccolo miglioramento – racconta Budroni –. Chi arriva da noi vuole assaggiare qualcosa di tipico. Io propongo sempre piatti della tradizione olbiese: cozze gratinate, insalata di polpo, panino al polpo e fritture. Piatti semplici, ma legati alla nostra identità marinaresca”.
Tuttavia, il numero di crocieristi che raggiunge questa zona resta molto basso. La maggior parte resta in centro, dove l’impatto delle navi da crociera è tangibile: “I commercianti del Corso lo notano subito: quando arrivano le crociere, a pranzo il lavoro aumenta in modo significativo. Il Corso si riempie, mentre qui sul lungomare la situazione cambia poco”, spiega il ristoratore. Secondo Budroni, il problema non è la concorrenza tra locali, ma il fatto che alcune aree della città non siano ancora sufficientemente valorizzate. Il lungomare di Olbia è stato oggetto di importanti interventi di riqualificazione e oggi è uno spazio piacevole da vivere, ma non offre ancora un vero punto di richiamo per i visitatori. “Abbiamo un lungomare bellissimo, finalmente Olbia ha un aspetto da vera città di mare – dichiara Budroni – Ma il problema è che qui manca qualcosa che attiri i turisti. Servirebbero più attività commerciali, più intrattenimento. Ad esempio, perché non portare anche qui bancarelle di prodotti tipici e artigianali, invece di concentrarle tutte in centro?”.
L’aumento del traffico crocieristico è un dato di fatto, e gli operatori economici locali ne riconoscono il potenziale. Tuttavia, la sfida è trasformare questo flusso in un’opportunità concreta per tutti, evitando che il turismo crocieristico resti un fenomeno superficiale e poco redditizio per la città.Come sottolineano Oggianu e Simula, serve una strategia più efficace per fare in modo che i crocieristi non siano solo di passaggio, ma diventino parte attiva dell’economia di Olbia.