Fatture false per evadere l’iva: scoperta una frode fiscale da tre milioni di euro

L’indagine della Guardia di finanza.

Attraverso una articolata attività investigativa, gli uomini del gruppo della Guardia di finanza di Cagliari hanno individuato un complesso sistema di frode fiscale all’iva e alle imposte sui redditi perpetrato da una serie di soggetti, operanti sul territorio del sud Sardegna.

Negli anni dal 2011 al 2015, ha conseguito, in totale evasione di imposta, corrispettivi per circa 3 milioni di euro cedendo prodotti quali abbigliamento, biancheria e casalinghi a clienti costituiti nella quasi totalità da imprese condotte da operatori di etnia cinese. Più in particolare, è stato accertato l’occultamento di vendite frodando il fisco, attraverso l’emissione di fatture soggettivamente false, in cui soggetti economici ignari del furto della loro identità fiscale, venivano interposti fittiziamente nei rapporti commerciali ed indicati, quindi, come emittenti nei documenti fiscali rilasciati ai clienti. Talvolta, i soggetti economici interposti erano addirittura inesistenti o imprese cessate da diversi anni.

Tale artificio ha consentito ai componenti del consorzio illecito di istituire una vera e propria attività commerciale sommersa, esercitata parallelamente ed autonomamente rispetto alle loro attività imprenditoriali dichiarate, finalizzata al conseguimento di un volume d’affari milionario in nero. L’illecito modus operandi, perpetrato tra il 2011 ed il 2015, consentiva, dunque una enorme evasione alle imposte dirette ed indirette nonché una forma di distorsione della libera concorrenza. la vendita di centinaia di milioni di prodotti di, biancheria e casalinghi abbigliamento a prezzi “stracciati”, infatti, consentiva all’organizzazione ma anche all’intera filiera economica di essere particolarmente competitivi sul mercato a discapito degli operatori “corretti”.

Le indagini, originate da una denuncia presentata da una delle vittime del furto di identita’ fiscale, si sono sviluppate con l’esecuzione di perquisizioni locali, di indagini finanziarie e con l’escussione a sommarie informazioni testimoniali di numerosi soggetti, che hanno consentito di raccogliere prove concrete dei reati commessi e di ricostruire analiticamente tutto il giro d’affari realizzato negli anni dal 2011 al 2015. E’ stato possibile, quindi, deferire i responsabili alla locale Procura della Repubblica.

L’attività, durata circa due anni, ha permesso di accertare anche l’emissione di fatture oggettivamente false negli anni dal 2011 al 2015, documentanti, quindi, cessioni mai avvenute, a favore di un’impresa condotta da cinesi del Sulcis – Iglesiente. I costi fittizi e l’iva indicati nelle fatture rilasciate, ammontanti rispettivamente a 410mila e a 89mila euro circa, sono risultati esposti in sede di dichiarazioni annuali presentate, ai fini delle imposte sui redditi e dell’iva, configurandosi così il reato di dichiarazione infedele da parte dell’utilizzatore.

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