La fiaccolata lungo le vie del fango fa battere forte il cuore del ricordo

A 5 anni dall’alluvione 400 persone alla fiaccolata per le vie del fango.

Almeno 400 persone si sono date appuntamento ieri sera davanti alla Chiesa di Sant’Antonio Abate per partecipare alla fiaccolata in ricordo delle vittime dell’alluvione che 5 anni orsono sconvolse la città lasciando un’incolmabile ferita di distruzione e morte. Il corteo, partito alle 20.30, si è dipanato per le vie del fango sostando quasi subito in Via Lazio davanti alla casa dove morì la signora Anna Ragnedda per poi proseguire verso il sottopasso di Via Amba Alagi e dirigersi in Via Belgio arrestandosi nel punto in cui perirono Patrizia Corona e la piccola Morgana Giagoni. Centinaia di candele accese hanno illuminato la notte stellata. La pioggia delle ultime ore ha infatti concesso un pò di tregua consentendo alla manifestazione di svolgersi con la giusta solennità.

All’arrivo il momento forse più toccante, quando un duo musicale ha interpretato “The sound of silence”. Sulle note del brano di Simon e Garfunkel sono stati liberati in cielo 9 palloncini, 7 rossi e 2 bianchi che hanno raggiunto le vittime olbiesi della tragedia. I cittadini hanno poi deposto le candele ai piedi delle immagini di madre e figlia tra i tantissimi fiori presenti accanto ad uno striscione che recitava “Insieme per non dimenticare”. Evidente la commozione per un ricordo che lascia da un lato impotenti, ma che dall’altro suscita un dirompente desiderio  di sicurezza e di giustizia.

La lettera pubblicata ieri da Carolina Serreri, moglie di Francesco Mazzoccu e madre del piccolo Enrico, ha indubbiamente contribuito a risvegliare nella cittadinanza la sensibilità nei confronti di un evento che ha segnato per sempre la storia di Olbia e che ha ancora irrisolti tutti i problemi che ne sono conseguiti. Con morti ancora impunite e opere di mitigazione del rischio idrogeologico ancora ferme al palo. Il cuore del ricordo batte ancora forte in città e indirizza un severo monito verso chi dai banchi della politica alle aule giudiziarie è chiamato a dare un segnale che porti un minimo di conforto a chi ha perso il senso della vita e a chi vive tuttora nel terrore che un’altra alluvione possa nuovamente colpire la sua intimità.

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