La leggenda dei “Morti, morti” a Olbia: quando Halloween non esisteva ancora

La leggenda dei morti morti.

Per quanto oramai la più famosa e commerciale festa dedicata ai morti resti l’Halloween di origine celtica, in Sardegna la vera ricorrenza è quella de Is Animeddas. Come è risaputo il 2 novembre si festeggia la commemorazione dei defunti e in Sardegna ci sono vari modi particolari per celebrare questo giorno.

In un’isola con una tradizione folkloristica corposa come quella sarda, i bambini girano per il paese bussando alle porte e chiedendo “is animasa, morti morti, molti molti” e così via, con un sacco o una federa. Ai bambini vengono donati dolci, frutta, pane, noci, caramelle e soldi.

Ad Olbia, i bambini bussano alle case recitando la classica formula “Morti, morti!”. Il rito si svolge dalla mattina presto. I gruppi di bambini animeranno le vie della città. All’avvicinarsi di quel giorno incominciano i preparativi  tra i bambini con gli amici ed ognuno descrive “tattiche” diverse per poter avere il bottino migliore. Durante i vari giri capita di incontrarsi tra gruppi e si faceva il punto della situazione di quello che si ha raccolto

La tradizione, oltre i morti morti, prevedeva questo dopo la visita al cimitero e la messa in cimitero, si tornava a casa a cenare, con tutta la famiglia riunita. A fine pasto però non si sparecchiava, lasciando tutto intatto per gli eventuali defunti e spiriti che avrebbero potuto visitare la casa durante la notte. Le famiglie donando questa cena della tradizione, nutriranno le anime che vagano sulla terra. Più passa il tempo e più tradizioni come questa vanno via via morendo tra le nuove generazioni. Tradizioni che per chi le ha vissute toccano il cuore.

 

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