Le mascherine anti-Covid: le caratteristiche e le tipologie più adatte

I tipi di mascherine in commercio.

È ormai chiaro che le mascherine sono diventate un accessorio irrinunciabile per tutti  a causa della pandemia da coronavirus che ha accompagnato tutte le nostre attività nel 2020. Si sono dimostrate essere estremamente importanti nel combattere la diffusione del virus, e numerosi studi a supporto di ciò possono confermare quante vite possano essere salvate semplicemente indossandole correttamente.

Proprio per questo tutti noi acquistiamo continuamente mascherine, e ognuno sceglie la tipologia che più si adatta alle proprie esigenze. Comprarle è diventato molto semplice, infatti queste sono disponibili sia in diversi negozi fisici che su e-commerce italiani di mascherine antivirus.

Ma quale comprare per essere sicuri che siano davvero efficaci per l’uso che ognuno deve farne? In questo breve articolo mostreremo quali sono le differenze tra le principali tipologie di mascherine, in modo tale da chiarire i dubbi ed aiutare a fare la propria scelta in sicurezza.

Mascherine in tessuto per usi non sanitari

Queste mascherine sono quelle che hanno potere protettivo più basso. Sono semplicemente in stoffa, e possono anche essere realizzate in casa, cosa che è successa molto spesso durante il primo lockdown dell’anno 2020, quando le altre tipologie di mascherine erano praticamente diventate introvabili.

Ovviamente non sono certificate e non possono essere utilizzate per usi sanitari, ma sono, se così si può dire, “meglio di niente”. Questo tipo di mascherine hanno una serie di vantaggi, sono infatti completamente personalizzabili, più confortevoli da indossare e soprattutto lavabili, il che non solo fa risparmiare soldi a chi le utilizza, ma è anche un aiuto per la questione ambientale, in quanto ovviamente col loro utilizzo si vanno a produrre meno rifiuti.

D’altro canto, però queste non offrono una grande protezione né dall’esterno all’interno né viceversa. I tessuti che possono essere un po’ più protettivi sono quelli che hanno trame più fitte, come ad esempio quelle in cotone. È stato anche dimostrato che più strati di diverso materiali hanno un potere protettivo maggiore.

In ogni caso queste sono da escludere se quello che si cerca non è una soluzione comoda e personalizzata, ma piuttosto una vera e propria protezione dal virus, che è la cosa più importante in assoluto.

Mascherine chirurgiche

Le mascherine chirurgiche sono quelle che appunto vediamo più spesso indossate dai chirurghi o comunque da medici e personale sanitario in generale durante determinate pratiche mediche che richiedono che il paziente non venga contaminato da chi lo assiste.

Infatti queste offrono un ottimo potere protettivo dall’interno all’esterno, ovvero proteggono gli altri da chi le indossa. Il poter filtrante in questo senso è infatti pari al 90 o 95%, una percentuale molto alta e rassicurante dunque.

Queste sono costituite solitamente da tre strati:

  • Lo strato esterno è dotato di pieghe orizzontali per adattarle meglio al viso ed è solitamente idrorepellente.
  • Lo strato intermedio è invece costituito dal vero e proprio filtro, ovvero da un tessuto non tessuto realizzato con fibre di propilene con diametro molto piccolo, che non lasciano passare le particelle contenenti il virus.
  • Lo strato interno, che è quello a contatto con la pelle e permette di proteggerla dallo strato filtrante che potrebbe risultare irritante.

Queste mascherine offrono sicuramente una buona protezione e sono una buona risorsa contro il coronavirus, ma hanno un tempo di utilizzo limitato oltre il quale devono essere gettate e sostituite.

Mascherine FFP1, FFP2 e FFP3

Queste sono quelle che offrono più protezione in assoluto e vengono utilizzate non solo in ambito sanitario ma anche industriale. Dall’1 alla 3 hanno un potere crescente di filtrazione, che è comunque sempre al di sopra del 95%.

Le FFP1 sono tra le tre quelle che hanno il diametro delle fibre più largo, infatti fanno passare le particelle contenenti il virus. Queste infatti non sono adatte a contenere questo tipo di contagi, ma vengono piuttosto utilizzate in ambienti di lavoro polverosi.

Le FFP2 sono utilizzabili e utili contro il coronavirus. Queste infatti hanno un diametro che è più grande sì di quello del virus, ma sono in grado di bloccarlo con l’effetto elettrostatico. Hanno inoltre una durata maggiore rispetto a quelle chirurgiche e possono anche essere riutilizzate se conservate e manipolate correttamente.

Infatti (e questo vale per tutte le mascherine, non solo per le FFP2) queste devono essere sempre toccate con mani pulite e igienizzate al meglio e sempre attraverso gli elastici, mai toccando la zona interna perché si rischierebbe di contaminarla. Se devono essere riutilizzate, vanno correttamente conservare in buste di plastica e riposte con cura sempre toccando solo gli elastici.

Le FFP3 sono invece ancora più filtranti, e non c’è bisogno che vengano utilizzate nella vita di tutti i giorni dalle persone comuni. Piuttosto sono utilizzate dagli operatori sanitari che si trovano a contatto con pazienti infetti o presunti tali e che svolgono esami o manovre che producono grande quantità di aerosol, q che dunque sono ad alto rischio di contagio.

In ogni caso le mascherine vanno sempre utilizzate secondo le norme dettate dagli organi competenti , in tutti gli ambiti in cui sono rese obbligatorie dalle circostanze e dalla legge stessa, per proteggere sia noi stessi che gli altri e per uscire il più presto possibile da questa grave e pesante crisi mondiale.

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