Maxi antenna nella zona industriale di Cabu Abbas a Olbia, nasce un comitato

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Un comitato spontaneo di cittadini di Cabu Abbas a Olbia contro il progetto di una maxi antenna nel quartiere

Tra i capannoni e le aree inutilizzate della zona industriale di Cabu Abbas a Olbia, vicinissimo al piccolo nucleo residenziale di ville e villette, sorgerà una maxi antenna per la telefonia mobile. Tuttavia, il disinteresse dell’amministrazione comunale e del Cipnes, hanno fatto mancare agli abitanti del posto servizi come rete fognaria, illuminazione pubblica, marciapiedi e asfalto.

La tensione è salita negli ultimi giorni. In via Petra Niedda è cominciato un cantiere per installare un ripetitore per telefonia mobile alto circa 34 metri. L’opera è molto vicina alle abitazioni, suscitando proteste fra chi abita a pochi passi dalla chiesetta del rione.

Il comitato spontaneo.

Un gruppo spontaneo di residenti ha formato un comitato, guidato dall’avvocato Antonio Pala. Il comitato ha inviato un esposto in Procura, in Comune, alle forze dell’ordine e al Cipnes, chiedendo lo stop immediato dei lavori. Secondo i promotori, il piano regolatore del Cipnes prevede in quell’area solo insediamenti produttivi compatibili, non strutture di telecomunicazione sovradimensionate.

Il comitato denuncia che la relazione tecnica allegata al progetto risulterebbe fuorviante. Questa sostiene che il ripetitore sorgerebbe lontano da strutture sensibili come ospedali, scuole e asili. In realtà, l’antenna sorgerà nel cuore dell’area residenziale, dove vivono oltre venti famiglie, con anziani, bambini e persone con gravi patologie.

Il disinteresse delle istituzioni.

Il gruppo segnala inoltre l’assenza delle basi di urbanizzazione: manca l’asfalto su buona parte delle strade, l’illuminazione è insufficiente, i marciapiedi inesistenti. Reti elettriche, telefoniche e idriche sono state realizzate dai residenti negli anni Ottanta, mentre la rete fognaria non esiste e ogni casa utilizza fosse imhoff. A completamento del quadro, i lotti destinati all’attività produttiva risultano in abbandono, trasformati in discariche abusive.

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