L’Isola di Mortorio d’estate diventa terra di nessuno
L’isola di Mortorio fa parte dell’arcipelago di La Maddalena, ma si trova davanti alla Costa Smeralda e ogni anno viene assalita da cafoni in barca. Anche quest’anno è stata presa d’assalto da imbarcazioni di ogni tipo che si inoltrano fin sulla battigia.
Anche se la proprietà rientra tra quelle del Comune maddalenino, l’isola, geograficamente si trova molto più vicina a Porto Cervo che a La Maddalena o a una delle sue isole minori. Per tale motivo, sono in molti a pensare che questa meravigliosa isola appartenga al Comune di Arzachena e che, pertanto, non rientri né sotto la tutela del Parco Nazionale dell’Arcipelago né sotto quella degli Organi di controllo locali e che quindi, secondo la logica di certe menti eccelse, non merita di essere tutelata e rispettata. Diventa perciò terra di nessuno e meta di un turismo sfrenato condotto con i più svariati tipi di natanti.
È anche vero che, secondo le informazioni giunte, lungo lo specchio acqueo della spiaggia, attualmente, non esistono cavi tarozzati a tutela sia della sicurezza dei bagnanti che dell’ecosistema marino, ma ciò non giustifica il fatto che le regole generali di comportamento imposte dal Codice della Navigazione e dal Codice Civile debbano essere disattese. Dove non arrivano le leggi speciali o i Regolamenti locali, intervengono comunque le leggi generali dello Stato! L’isola è patrimonio di tutti e come tale, oltre che oggetto di tutela da parte delle Istituzioni, deve essere rispettata da chiunque voglia goderne dei suoi frutti.
I controlli del passato
In tempi non sospetti, quando il Comune di La Maddalena disponeva di un efficiente Corpo di Polizia Locale che contava ben 17 addetti, una squadra costituita da 4 agenti muniti di una idonea imbarcazione tipo “Calafuria”, vigilava ogni giorno, anche in situazioni meteo critiche, sulle varie isole minori compresa l’Isola di Mortorio ed altre logisticamente situate sia ad est che ad ovest dell’Isola madre. L’attività di prevenzione e di controllo impediva, non solo il verificarsi di certi spiacevoli episodi come quelli lamentati, ma costituiva un deterrente anche per il campeggio abusivo e l’abusivismo edilizio imperanti su quei luoghi lontani e difficilmente ispezionabili. Si sa, i tempi cambiano e le risorse a disposizione, sia in termini economici che umane, a volte, diminuiscono o, comunque scarseggiano per cui molte amministrazioni sono costrette ad arrangiarsi come possono.
Tuttavia, scevro da qualsiasi tipo di critica negativa o demolitrice verso chicchessia, facendo appello a quelle risorse che già esistono, sia a livello locale che a livello nazionale, con un pizzico di buona volontà e con un reciproco sforzo organizzativo, si potrebbe, senza dubbio, arginare questo triste fenomeno che vede danneggiato non solo l’ecosistema marino, ma anche leso il legittimo diritto di fruire “erga omnes” di questi tesori naturali, attualmente, a vantaggio di pochi.
[foto d’archivio, ma valida per ogni estate]