Canali, ponti e segnaletica: la situazione a Olbia a 5 anni dall’alluvione – L’INCHIESTA – SECONDA PARTE

La situazione a Olbia a 5 anni dall’alluvione.

Olbia è stata la più penalizzata dal ciclone Cleopatra. Solo poche settimane fa abbiamo assistito a nuovi allagamenti, con conseguente chiusura di sottopassi e strade. Sebbene solo pochi giorni prima fossero state effettuate delle operazioni di pulizia del rio Seligheddu, rio Gadduresu, nella parte del sottopasso di via Amba Alagi. A distanza di cinque anni dalla prima alluvione in città poco è cambiato o nulla e manca ancora un’opera di risanamento effettiva che allontani per sempre i rischi degli allagamenti.

La storia del Piano Mancini, avversato dalla maggioranza del Consiglio comunale con in testa il sindaco Settimo Nizzi, che ha presentato il progetto alternativo fatto dallo studio d’ingegneria Techital, è nota. Ma nel frattempo i canali continuano a esondare ogni volta che piove. E anche quando il bollettino del rischio idrogeologico l’allerta “gialla”.

I punti più critici restano sempre quelli. Ad iniziare dal quartiere Baratta, un’area originariamente paludosa, destinata al pascolo, in cui sono spuntate villette e palazzi, negli ultimi 30 anni, come funghi. Con il benestare del Comune, ovviamente, che ci ha costruito perfino alcune scuole (l’istituto Amsicora, ex Ipia e Maria Rocca). Poi c’è via Vittorio Veneto, dove si trova un canale tombato. Prima dell’espansione urbanistica è qui che defluiva un torrente, il rio Gadduresu. Al suo posto ora c’è una colata di cemento.

Testimone ne è il sottopasso di via Amba Alagi, che diventa impercorribile anche in presenza di piogge meno abbondanti. È proprio in quel punto che il flusso del rio Gadduresu era stato interrotto bruscamente dalla strada che passa sotto il cavalcavia per poi proseguire dall’altra parte fino all’hotel Mercure. Stessa cosa dalla parte opposta, in via rio Gadduresu, realizzata sul canale tombato. Anche il quartiere Tannaule è cresciuto sulle sponde del rio Seligheddu. Con l’alluvione del 2013, crollò il ponte in zona Isticadeddu.

E nel 2015 quello stesso ponte rifatto si trasformò in una diga allagando la sponda opposta del quartiere. Ancora oggi la zona che va dal Nespoli all’ospedale nuovo è una delle aree più critiche. Va detto, comunque, che dal 2013 ad oggi sono state realizzate diverse operazioni per rendere sicuri i corsi d’acqua.

Tra queste l’abbattimento della rampa per lo stadio Bruno Nespoli e il rifacimento del ponte di via Vittorio Veneto. A gennaio sono stati annunciati investimenti per 13 milioni per ricostruire altri cinque ponti: il sottopasso di via Amba Alagi, il ponte di via Vittorio Veneto, via D’annunzio, il ponte di ferro di via Roma, ponte di via Petta e il ponte di via Figoni. Ma i lavori devono ancora partire.

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