Dai bagnini ai controlli, quanto sono sicure le nostre spiagge

La sicurezza delle spiagge di Olbia e della Gallura.

Si può fare di più senza dubbio. Su questo sono d’accordo Claudio Maurelli, presidente di Federalbalneari Sardegna e Andrea Pascalis, presidente dell’associazione Salvamento a mare Sardegna. Dai bagnini ai controlli per il rispetto della regole sulle spiagge della Gallura ce n’è ancora molta di strada da fare.

”Le spiagge libere sono sacre, le persone devono essere libere di andare dove vogliono e sentirsi sicure e tutelate – dice Maurelli -. Saremo ben felici di poter fare la nostra parte per poter sviluppare il progetto di salvaguardia delle spiagge, ma il primo passo deve essere fatto dai Comuni, con i fondi erogati dalla regione che ‘si perdono per strada”.

Sulle spiagge della Gallura spesso l’esercizio di salvamento e salvaguardia è delegato esclusivamente alle concessioni. Dopo gli ultimi episodi che si sono verificati a Olbia e Budoni, dove due persone hanno perso la vita a causa di un malore, non è passata inosservata la dedizione dei bagnini presenti nelle concessioni vicine, che prontamente sono intervenuti lasciando le loro postazioni.

”La Regione stanzia ogni anno ai Comuni 15mila euro da dedicare alla salvaguardia delle spiagge libere. Non abbastanza, ma comunque soldi ricevuti dai canoni dei balneari da poter dedicare all’istituzione di un piano di salvaguardia – continua Maurelli -. Nel 2010 siamo riusciti a creare nel Comune di Olbia diverse basi di salvamento con torrette, bagnino e defibrillatore in cinque diverse spiagge, un progetto che prendeva il nome di Spiagge sicure che è durato solamente un anno, andando poi a scemare. Quest’anno la mia intenzione è quella di chiedere direttamente alla Regione lo stanziamento dei fondi dei canoni dei balneari affinché non vengano dispersi e poter garantire questo servizio a tutti”.

”E’ un argomento caldo che va avanti già da diversi anni – interviene Pascalis – purtroppo c’è bisogno di più disponibilità e dialogo tra enti per mettere in atto in meno tempo possibile un progetto per le spiagge e l’erogazione di fondi che avviene sempre troppo tardi”. C’è bisogno, forse, anche di più sensibilità. ”Purtroppo in una realtà come la Gallura manca la vera e propria figura del bagnino come istituzione, che è pressoché inesistente e delegata esclusivamente alle concessioni – prosegue Pascalis – serve un piano collettivo per istituire delle torrette da posizionare nelle spiagge libere e delegarne il mantenimento. In Gallura serve organizzazione affinché i fondi erogati si incanalino nella giusta direzione e vengano utilizzati per la tutela delle spiagge e dei bagnanti con postazioni di salvamento e guardia spiaggia per garantire che le regole da seguire vengano rispettate”.

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