Violenza sulle donne, aumentano le richieste di aiuto: i numeri choc di Olbia e della Gallura

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I dati della violenza sulle donne.

Durante la pandemia le mura domestiche sono diventate un inferno per molte donne, con un aumento delle richieste di aiuto del 73% in Italia. Numeri choc, quelli pubblicati il 13 maggio scorso dall’Istat, relativi al periodo del lockdown. Raddoppiate le chiamate, da 6.956 a 15.280 in tutto il Paese.

Richieste di aiuto raddoppiate anche a Olbia e in Gallura, dove il centro antiviolenza Prospettiva Donna si è dovuto riorganizzare per garantire sostegno alle donne che sono state costrette a vivere il lockdown insieme a chi si è già reso di episodi di maltrattamento. “La convivenza forzata con l’abusante nel periodo di pandemia – ha detto la presidente dell’associazione Patrizia Desole – ha messo ancora di più a rischio le donne a subire violenze. Per garantire a tutte il sostegno abbiamo dovuto riorganizzare il centro e intensificare la rete, collaborando con le forze dell’ordine e con l’Asl per gestire le richieste durante l’emergenza Covid”.

Attualmente il centro antiviolenza di Olbia si sta occupando di 207 donne sopravvissute alla violenza. Sono15 le adulte e 13 le minori della Gallura che attualmente si trovano nella casa protetta. Numeri raccapriccianti, che durante la pandemia sono aumentati notevolmente. “Occuparsi di violenza sulle donne è sempre complesso, ma durante questo periodo lo è maggiormente. Nonostante le difficoltà i centri antiviolenza sono sempre operativi”, ha spiegato la presidente.

La violenza sulle donne continua nel 2020 ad essere un fenomeno grave, frutto di una cultura patriarcale che la normalizza, la giustifica e troppo spesso condanna le vittime. Gli ultimi episodi di violenza – quello contro la maestra di Torino vittima di Revenge Porn e licenziata, e quello della ragazzina abusata in un attico di Milano – hanno fatto riemergere il fenomeno del victim blaming, esercitato anche da alcune donne.

“È vergognoso, oltre che estremamente dannoso non solo per le donne che subiscono, ma per l’intera società – ha continuato la presidente di Prospettiva Donna -, che accadano fenomeni come il victim-blaming. E’ estremamente grave che ci siano donne che attacchino altre donne, esse sono alleate del patriarcato. Per me che lavoro tutti i giorni alle sopravvissute alla violenza e credo nella sorellanza tra donne, lo trovo un fatto estremamente doloroso”.

Oltre al victim-blaming spesso le donne non ottengono giustizia, come l’ultimo caso della ragazza della Gallura che ha trovato il coraggio di denunciare anni di abusi, ma il processo è caduto in prescrizione. “Questo ci addolora tantissimo, il pensiero va a lei e non dovrebbe più accadere, perché denunciare è difficile e dopo anni si è trovata ad essere nuovamente una vittima”, aggiunge Desole.

Per una sopravvissuta alla violenza è necessario un lungo percorso per superare i traumi vissuti. “La violenza fa male e lascia segni profondi e ciò richiede molto tempo per ricostruire una nuova vita. Quegli anni che la violenza ha distrutto non ritorneranno più indietro, per questo è fondamentale il supporto psicologico fornito dai centri antiviolenza”, conclude Patrizia Desole.

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