Troppe violenze sulle donne in Gallura, l’allarme per il “victim blaming” sul web

violenza sulle donne Gallura

Femminicidi e violenze sulle donne giustificati in Gallura.

In soli 5 anni in Sardegna sono state uccise 18 donne. Uno di questi è avvenuto in Gallura, a Baja Sardinia nel 2018 quando una giovane marocchina di nome Zeneb Badir è stata uccisa di botte dai suoi coinquilini all’interno di uno stazzo.

La Sardegna in soli 5 anni è passata ad essere la terza regione per numero di omicidi di donne. Un’inversione di tendenza preoccupante, dal momento che l’Isola era in fondo alla lista delle regioni per numero di persone di sesso femminile uccise. Nel 2020, in piena pandemia, dal numero antiviolenza 1522 otto donne hanno chiamato dalla Gallura, ma ancora troppo poco si fa per uscire dai pregiudizi, ostacoli che impediscono alle donne di denunciare.

Il web spesso diventa ricettacolo di luoghi comuni e della colpevolizzazione della vittima, anche in Gallura. E’ boom di commenti inappropriati sui social fatti per rimproverare la donna, che è riuscita ad affrancarsi dalla violenza chiedendo aiuto, e per giustificare il carnefice. Commenti che spesso portano i parenti e gli amici delle vittime a dover intervenire contro accuse di “aver provocato”, “mentire”, “esserselo cercata”.

L’ultimo caso è quello relativo a un fatto accaduto a La Maddalena. Il 3 novembre scorso un uomo ha raggiunto la moglie e le ha distrutto l’auto perché riteneva di essere stato tradito. La vittima si trovava a casa dai genitori, dove si era rifugiata con i suoi figli dopo una serie di maltrattamenti. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri e ora si trova nel carcere di Tempio. La figlia della donna, in questo caso, era stata costretta a uscire dal silenzio contro i tanti che ritenevano che se l’era meritato. “A tutti quelli che commentano negativamente nei confronti della vittima, vorrei dire che l’imputato è mio padre che ha rovinato la vita di 3 ragazzi e di una donna, madre fantastica che ha cresciuto 3 figli da sola, e che finalmente dopo anni di paura e dolore possono tornare a vivere la propria vita”, aveva scritto la ragazza sui social.

Per un altro recente caso di victim blaming occorre spostarsi in Ogliastra, dove una ragazzina di 15 anni aveva denunciato di essere stata drogata e violentata dallo zio. Anche in questo caso alcuni parenti sono dovuti intervenire per difendere la giovanissima vittima. Problemi culturali sono parte della violenza sulle donne, ma anche della giustificazione di essa. Questo tende a scoraggiare le donne a sporgere denuncia, spesso già annichilite da sentimenti di vergogna e sensi di colpa.

Gli ultimi casi a Olbia e in Gallura.

Anche in Gallura il numero delle violenze è purtroppo in crescita. Casi di stalking, abusi sessuali e uomini che non si rassegnano alla fine della relazione. A settembre un 44enne è stato condannato per maltrattamenti domestici nei confronti della madre. L’uomo picchiava la madre perché voleva i soldi per la droga. Recentemente è stato condannato dal tribunale di Tempio un 48enne per minacce di morte contro la ex compagna e il suo nuovo fidanzato. L’uomo aveva anche cercato di investirla con l’auto e colpirla con una spranga. Lo scorso aprile è stato condannato a 3 anni e 4 mesi un 71enne per aver cercato di violentare la sua inquilina di soli 22 anni. L’anziano aveva cercato di spogliarla dopo averla palpeggiata. La Gallura è diventata anche teatro della vicenda di Ciro Grillo, accusato di stupro di gruppo con i suoi amici da una 19enne italo norvegese, avvenuto nel 2019. I ragazzi sono attualmente sotto processo al tribunale di Tempio.

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