I primi 70 anni del professor Marcetti: “Così ho visto cambiare la mia città”

Dallo sport all’insegnamento, la vita del professor Marcetti.

Domenica scorsa Carlo Marcetti ha compiuto 70 anni. Quale occasione migliore per ripercorrere con un grande olbiese la storia di una città cresciuta con lui? Che Olbia era 70 anni fa? “Una comunità a dimensione domestica. Il centro abitato arrivava sino a dove ora sorge il Centro Martini”. L’olbiesità di un tempo. “Nuclei familiari legati tra loro. Porte sempre aperte. Un senso dell’accoglienza speciale”. La città del mare. “Il suo sviluppo ha fatto scoprire agli olbiesi il mondo al di là del golfo. Era così pescoso che oltre il faro non si andava mai”. Nei tipici natanti olbiesi la prova di questo concetto. “Le barche sono piatte. Non hanno bisogno di una chiglia profonda”.

Ponzesi, napoletani, toscani, pugliesi. Quante immigrazioni. “Ciascuno ha apportato la sua idea di economia accrescendo il nostro noto”. Carlo Marcetti bambino in via Lamarmora. “Un’ottantina di ragazzi in un centinaio di metri. D’altronde una famiglia con 5 figli, all’epoca, era considerata sotto la media”. Giochi pericolosi. “La versione olbiese de “I ragazzi della via Pal“. Bande di bambini a difendere il proprio territorio a sassate o con il “tirelastico”. Eravamo guerrieri veri. Ricordo nitidi gli scontri con gli avversari della limitrofa Via Nuova”.

Infanzia che tempra. In una famiglia modello. “Papà Giuseppe ci ha insegnato a favorire il dialogo ed accettare le diverse opinioni. Era il simbolo della pacatezza. Mamma Stella era una donna meravigliosa con una capacità emotiva fuori dal comune. Trasmetteva una carica vitale incredibile“. Altro che “personal trainer”. “Ho sempre praticato l’atletica leggera. Alla prima mia gara in Continente, al San Paolo di Napoli, mi disse: “Figlio mio credici sino all’ultimo metro“. Vinsi stabilendo il nuovo record italiano dei 1.200 metri”.

Cinque fratelli, due generazioni. “Io e Corrado i più grandi. Antonella, Francesco e Lucia arrivarono dopo un pò. Quando davanti alla tv commentavamo i film traendone i significati ci guardavano con occhi lucidi di ammirazione“. Laurea a Cagliari con il massimo dei voti in Economia e Commercio. A 27 anni già pronto per insegnare i suoi valori ad allievi appena più giovani di lui. “Non ho mai trasmesso nozioni, ma modi di ragionare per poter approcciare i problemi e risolverli ciascuno secondo le proprie capacità”. Orgoglio immenso. “Sono fiero di apprezzare il successo di professionisti della mia città che ho contribuito a formare“.

Olbia nel frattempo cresce. “La venuta del Principe Aga Khan è stata fondamentale. Ha fatto scoprire il turismo come nuovo strumento per fare economia“. Non solo. “Quel modello di investimento ha creato un’immagine che è oggi un riferimento nel mondo. Ha cambiato l’intera isola”. Riducendo l’isolanità. “Non si può certo cancellare. Fa parte di noi e non la considero un difetto. Ma i migliorati collegamenti con la terra ferma hanno rotto fisicamente e culturalmente un distacco controproducente. Andar via, per poi magari ritornare, prima era una necessità. Ora è una possibile scelta”.

Sin da ragazzo un sentito impegno politico. Nel suo dna puri ideali socialisti. “A 26 anni ero il Responsabile dei  Giovani Socialisti della Sardegna. Con i colleghi degli altri partiti proponemmo alla Giunta Regionale in carica uno studio sulla disoccupazione giovanile isolana e sui mezzi per combatterla. Al termine del lavoro i funzionari regionali, all’inizio molto scettici, si complimentarono affermando che quella esperienza aveva loro insegnato tanto“.

Mente eccelsa e spirito operaio. “Al posto del servizio militare optai per quello civile con i Vigili del Fuoco. Dichiarai di avere la Terza Media per non essere confinato in ufficio. Potei così fare il corso per imparare a spegnere gli incendi. Dopo 4 mesi scoprirono la mia bugia. Mi misero nella segreteria del Comandante Pastorelli”. Finita l’attività sul campo? “Nemmeno per sogno. Alle 14, terminato il servizio e contro i regolamenti, indossavo la divisa e tornavo con i miei compagni“. 35 anni di insegnamento universitario tra Cagliari e Sassari prima del ritorno da accademico nella sua Olbia. “Ho dato tanto per far istituire in città la facoltà di Economia del Turismo. Quando sento dire che ne sono uno dei padri fondatori mi emoziono”.

Olbia sviluppatasi troppo in fretta. “Non c’è stato il tempo di riflettere su ciò che stava accadendo. Il tessuto si è stirato nel tempo allargando irrimediabilmente le maglie. Inevitabili i vuoti tra le trame”.  Marcetti professore delle nuove generazioni di olbiesi. “Un impegno civile. Aiutarli ad individuare i percorsi a loro più consoni per affermarsi nella vita ha per me un valore inestimabile”. Il messaggio conclusivo viene dal cuore: “Da olbiesi dobbiamo credere di più nelle nostre capacità e nella necessità di stare insieme per costruire il nostro futuro“. Parole che ti entrano dentro. Per non lasciarti più.

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