Come affrontare il rischio fratture per i pazienti in terapia antitumorale

L’identificazione precoce del rischio all’Ambulatorio Osteoncologico del Mater Olbia Hospital

I trattamenti ormonali e chemioterapici possono causare nei pazienti danni ossei e osteoporosi, aumentando il rischio di fratture. L’ambulatorio di Osteoncologia del Reparto Endocrinologia del MOH studia come prevedere in anticipo questo rischio, così da scongiurare ulteriori problematiche per i pazienti e ridurre anche le spese farmaceutiche e sociali. Ne parliamo con la dottoressa Serena Piacentini, responsabile del Reparto di Endocrinologia del Mater Olbia Hospital.

Dott.ssa Piacentini, che collegamento c’è tra i pazienti oncologici e il rischio aumentato di fratture?

Le neoplasie e l’utilizzo di terapie antitumorali, come l’ormonoterapia e le chemioterapie, possono causare perdita di massa ossea, riduzione della resistenza e conseguente aumento di fratture sia nella donna che nell’uomo, anche in assenza di traumi.

L’osso è un tessuto in continuo cambiamento. Sin dalla nascita è costantemente sottoposto a rimodellamento: il tessuto osseo maturo viene eliminato (riassorbimento osseo) e ne viene deposto di nuovo (neoformazione ossea) che una volta mineralizzato acquista caratteristiche di robustezza, solidità ed elasticità. La malattia oncologica e le terapie antitumorali sono responsabili della modificazione del metabolismo osseo.

Blocco ormonale e “danno osseo”, quali sono le neoplasie più soggette a questo rischio?

Le due neoplasie più frequenti, il tumore della prostata negli uomini e quello della mammella nelle donne, per il tipo di trattamento chemioterapico e ormonale cui vengono sottoposti sono quelle più a rischio di osteopenia e osteoporosi. Il 53% degli uomini con cancro della prostata soffre di osteoporosi. Considerando che in Italia ci sono circa 400mila pazienti con carcinoma della prostata, risulta che oltre 200mila uomini sono colpiti da danno osseo legato al trattamento antiormonale. D’altra parte, circa 700mila donne che hanno avuto un carcinoma della mammella sono “lungo sopravviventi” e potenzialmente colpite da danno osseo legato ai trattamenti ricevuti. Le donne con tumore del seno hanno, inoltre, un rischio di frattura di circa il 31% più alto rispetto a donne sane. 

Come è strutturato l’ambulatorio osteoncologico e come si accede?

Al Mater Olbia Hospital un team multidisciplinare di specialisti (endocrinologo, oncologo, radiologo, ginecologo) accompagna i pazienti in un percorso diagnostico e terapeutico condiviso e tiene conto di tutti gli aspetti connessi alla malattia ossea. 

L’Ambulatorio dedicato all’osteoncologia lavora alla definizione di percorsi e alla formazione di una rete per la gestione del paziente.  La prospettiva di studio più immediata è l’identificazione precoce del paziente a rischio e del farmaco specifico per ciascun soggetto, al fine di contenere la spesa farmaceutica e i costi sociali legati alle fratture. 

Per accedere all’Ambulatorio osteoncologico del MOH, vanno rispettati alcuni specifici requisiti: si rivolge, infatti, a donne con carcinoma alla mammella in terapia con blocco ormonale, oppure uomini con carcinoma prostatico sempre in terapia con blocco ormonale. Per prenotare una visita specialistica, erogata in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, è sufficiente chiedere una ricetta al proprio medico di famiglia e chiamare il CUP al numero 0789 1899898. 

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