In Sardegna il panettone artigianale batte quello industriale

panettoni

Sempre più consumatori in Sardegna scelgono il panettone artigianale.

C’è il classico con uva passa, canditi e mandorle, poi quello più ricercato con cioccolato fondente e granella di nocciole, quello più sofisticato con pere e zucchero di canna e quello più alternativo al carciofo spinoso dop. Qualunque sia il palato, l’importante è che il panettone artigianale rimane sempre un must del periodo natalizio.

Secondo una ricerca realizzata da Nielsen sulle abitudini di consumo degli italiani il panettone artigianale rappresenta il 52% del valore complessivo del comparto, che si attesta a 209 milioni di euro per un totale di 26,1 mila tonnellate.

“Da qualche anno, sempre più consumatori impazziscono per il panettone artigianale – commenta Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – non solo in Sardegna o nel resto dell’Italia ma anche nel resto del Mondo come per esempio negli Stati Uniti dove è diventato una vera e propria ossessione, con fornai e pasticceri italiani a darsi battaglia per avvicinarsi ai gusti perfetti per soddisfare ogni tipo di palato. Quindi, un business interessante anche per le piccole imprese alimentari della Sardegna. Compratelo nei panifici e nelle botteghe artigiane”.

“Se si fa presto a dire, e soprattutto, a scrivere artigianale sulle decine, o centinaia, di tipi di panettoni messi in questo periodo a disposizione  in panifici, pasticcerie ed esercizi commerciali – continua Matzutzi – più difficile è dimostrare la loro “genuinità artigiana”.

Quindi, come riconoscere il vero prodotto artigianale sardo? L’unica soluzione è leggere bene l’etichetta, che rappresenta una obbligatoria e precisa “carta di identità”, all’interno della quale devono essere riportati ingredienti e allergeni. Soprattutto, è necessario stare attenti all’assenza di agenti chimici e conservanti o altri ingredienti propri delle produzioni industriali in serie. Gli artigiani dolciari della Sardegna si sono accorti dell’importanza di una etichetta “pulita” e, per questo, in maniera sempre più frequente, cominciano a inserire le indicazioni relative alla provenienza degli ingredienti.

Pertanto il consumatore che cerca la vera artigianalità la deve cercare a tutto tondo, dalla genuinità e freschezza degli ingredienti di base (ad esempio farine rintracciabili e uova fresche) e di quelli aggiunti (come l’uva passa e i canditi preferibilmente sardi), dal procedimento di lavorazione che è lungo e laborioso a cominciare dalla lievitazione, per, infine, andare a scegliere un prodotto che presti attenzione anche alla confezione. Il packaging è, infatti, sempre più un elemento distintivo e di valore, soprattutto se si tratta di un dono natalizio.

Il dolce tipico di Natale prodotto dalle piccole imprese italiane, negli ultimi 12 mesi ha registrato un interessante +5,8% nelle vendite e un controvalore delle esportazioni che ha sfiorato i 600milioni di euro. La Francia ne ha comprato 122 milioni di euro, la Germania 108 e 58 nel Regno Unito.

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