Migliorano le condizioni del cane tagliato dal fil di ferro a Olbia

Sono molti però i casi di animali feriti o uccisi dai bracconieri.

Ha fatto molto scalpore la notizia diffusa nei giorni scorsi dalla Lida di Olbia, sul cane Michele quasi diviso in due da un laccio metallico dei bracconieri. Temiamo, però, che sia solo l’ultimo caso di una lunga serie. Questo il commento del CABS, l’associazione specializzata in antibracconaggio, alla notizia del ritrovamento del povero Michele orrendamente ferito dal “laccio” che l’aveva preso nell’addome.

“Siamo felici di avere appreso del miglioramento delle sue condizioni – ha affermato il CABS – Purtroppo le campagne Sarde e un po’ di tutta Italia sono avvilite dai famigerati “lacci” metallici messi in campo dalla diffusissima caccia illegale. Sono destinati agli ungulati – hanno aggiunto i protezionisti – ma nella lunga casistica si annoverano numerosi cani, gatti e finanche mucche”. Il cane Michele, oltre ad avere subito la penetrazione del laccio nella carne, aveva anche una dislocazione del pene.

“Un animale bloccato dal laccio cercherà di scappare terrorizzato – spiegano dal CABS – Così facendo peggiorerà la situazione fino ad arrivare, come purtroppo già successo, a mostruose amputazioni. Proprio in Sardegna si sono trovati lacci insanguinati a resti di arti di cervi”.

Un vero e proprio attentato contro la biodiversità che riserva brutte sorprese anche agli animali domestici. Il Cabs si augura che vengano messi in atto fattivi controlli antibracconaggio per prevenire situazioni che possono diventare molto pericolose anche per l’uomo come, ad esempio, nel caso dei tubi esplodenti per i cinghiali in alcuni casi rinvenuti proprio in Sardegna. Basta inciampare sul cavo steso nel sentiero e parte il colpo.

Il CABS è un’associazione con sede a Bonn specializzata in azioni di repressione del bracconaggio. I suoi volontari sono attivi, oltre che in Italia, anche a Malta, Cipro, Spagna, Francia, Germania e Libano.