Dal porto vecchio ai maxiyacht, com’era il Molo Brin prima delle auto

Il molo Brin con le vecchie strutture e senza il parco e la piazza Elena di Gallura. Foto: Nello di Salvo

Quando il Molo Brin non era un parcheggio.

Da porto vecchio a grande parcheggio, adesso partono i lavori e il Molo Brin sta per diventare una marina per maxiyacht. Questa è una delle più grandi rivoluzioni del waterfront di Olbia, pronta a trasformare la città in luogo di turismo di alto livello. Dopo la nascita di questo approdo, si aggiunge un altro tassello per rendere fruibile un’altra area prossima al mare, per anni utilizzata solo per le auto. 

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Per decenni, infatti, il Molo Brin e il Molo Vecchio hanno sempre compensato la carenza di parcheggi nel centro storico, sopratutto ora, dopo la riqualificazione del waterfront sud, che ha portato anche all’eliminazione dei parcheggi in via Genova e in via Redipuglia. Ciò sacrificando l’estetica di un posto meraviglioso e di pregio storico.

L’aspetto attuale del Molo Brin, come lo conosciamo oggi, infatti, è quello di un grande parcheggio e approdo per qualche piccola e media imbarcazione che arriva ogni estate in città, ma inadatto ad ospitare maxi yacht, finché non saranno realizzati i lavori. Per accogliere gli yacht la città è dotata di diversi porti, come ad esempio, tra la Marina di Olbia, quella di Portisco e Porto Rotondo.  Ma un tempo il Molo Brin era il primo porto della città ed è per questo conosciuto anche come Poltu Ezzu (porto vecchio). Accoglieva le navi ancor prima dell’Isola Bianca e, anche durante i tempi antichi e proprio là furono trovate delle imbarcazioni romane, durante gli scavi per la realizzazione del tunnel. Segno che quello era il porto naturale della città antica. 

Per diverso tempo, infatti, il Molo Brin è stato utilizzato come principale approdo delle navi, durante i primi anni del Novecento, ma anche fino agli anni Novanta qualche nave arrivava là, almeno fino a quando i lavori dell’ampliamento dei moli dell’Isola Bianca non finirono. Un tempo veniva usato anche come scalo merci e infatti era presente una gru e anche dei binari, un troncone della linea ferroviaria che arrivava fino all’Isola Bianca.

I giovani più coraggiosi nel Dopoguerra amavano tuffarsi da quella gru, che poi è stata rimossa quando furono realizzati i lavori di riqualificazione del molo con le fioriere, assieme all’ampliamento del parco I Giardinetti, la realizzazione della piazza Elena di Gallura e al rifacimento viale Principe Umberto, con la creazione del tunnel e l’apertura della nuova strada. 

Prima dei lavori del tunnel, l’area di accesso al Molo Brin era delimitata da un muretto oltre l’ex viale alberato di pini marittimi, ma accessibile, da un cancello (che veniva chiuso quando passava il treno, poi soppresso). Davanti al Molo Brin, prima dell’ingresso, c’erano un’edicola e un distributore di carburanti. I Giardinetti erano più piccoli (nell’area alberata di fronte al Museo Archeologico, dove si trovano anche i resti dello Chalet). Il parcheggio del Brin con la piazza e la prima parte del parco non esistevano, al loro posto era presente la casa della vecchia dogana (oggi abbattuta) e altre costruzioni, come la ex Capitaneria (poi bar e abbattuta) .

Nell’area c’è ancora il fabbricato del Genio Civile (oggi inglobato nel Museo Archeologico) e la costruzione rimasta, chiamata ex Officina Mameli, ospitava dei magazzini che furono utilizzati nei primi anni 2000 nell’ambito di alcuni progetti di recupero, successivamente, abbandonata di nuovo (e oggi recintata per gli interventi di restyling) . La maggior parte dei fabbricati sul Molo Brin sono stati abbattuti proprio per far posto ai parcheggi in quell’area che, dopo i lavori per la realizzazione del porto per maxi yacht, cambierà di nuovo e ciò che oggi è presente apparterrà ormai al passato.

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